Alexa Unica Radio
I vulcani spenti della Sardegna

I vulcani spenti della Sardegna

Importante carta creata da due studiosi sulle aree vulcaniche spente dell’Isola

Non sono attivi da centinaia di milioni di anni e sono una patrimonio poco valorizzato. Due studiosi fanno a tal proposito una carta dove indicano 38 siti di grande valore. A caccia di vulcani in una regione in cui i vulcani si sono spenti molte ere geologiche fa. Con alcune meraviglie, alcune scoperte appassionante e una certezza: l’area della Sardegna ha tra il suo patrimonio meno valorizzato proprio le antiche montagne di lava pietrificata. A porre un po’ d’ordine ci hanno pensato Massimo Scanu, ingegnere geoambientale con specializzazione nell’ ambito di carte a tema geologico-minerario, e Luigi Sanciu, geologo, GeoMusei Monte Arci, Aquilegia di Masullas e Parco di Genoni. La loro “Carta dei vulcani della Sardegna” è in questo momento il documento più chiaro, accurato e facilmente consultabile dagli appassionati. La carta Poster che ha dimensioni 70×100, è costituita da un fondo stradale in scala 1:650.000 che descrive in maniera particolarmente semplice le fondamentali petrologie della Sardegna correlata con i Cicli vulcanici Oligo-Miocenico e Plio-Pleistocenico, a cui nella nuova ristampa sono stati addizionati i Cicli vulcanici Paleozoici. La legenda include anche una lista di 38 vulcani riportati nella mappa. Sono presenti anche ai basalti colonnari della Sardegna, con 16 luoghi riportati e suddivisi per nome, località, tipo di vulcanismo ed età geologica. È inoltre presente una scala cronologica in cui messi in evidenza i principali Cicli vulcanici sia Paleozoici che Cenozoici. Buona parte dei siti censiti e descritti si trovano nel Sassarese, in particolare sono concentrati nel Logudoro. Una ricchezza geologica incredibile e un patrimonio valorizzato pochissimo.

Le parole dell’ingegnere geoambientale sulla questione

«Nel territorio di Giave esisteva una “via dei vulcani” – afferma Scanu –, erano stati posizionati dei cartelli, ora non c’è più niente. In tutti gli incontri pubblici che abbiamo fatto per promuovere il nostro progetto non ci stanchiamo di sottolineare che le ricchezze geologiche della Sardegna sono immense e per niente valorizzate. Sull’Atlante della Regione erano censiti una trentina di vulcani, noi ne abbiamo aggiunto alcuni che non erano censiti e siamo così arrivati a 38. Altrove, in ognuno dei siti che nella nostra isola sono completamente abbandonati, avrebbero messo un cancello e fatto pagare un ticket per l’accesso. Dal punto di vista turistico sarebbe un’offerta formidabile in qualsiasi stagione dell’anno».

Alcuni luoghi della lista

Tra le luoghi presenti attraversando la SS131, tra le aree di Bonnanaro, Mores e Siligo, è facile osservare il profilo di alcuni monti che anche a una vista da non addetto ai lavori fanno pensare subito all’idea di un vulcano. Ma le situazioni da vedere sono numerose, anche non particolarmente piacevoli.

Ulteriori esempi

Tra i siti poco considerati c’è Pedra Meldanza, a Giave, un condotto restato praticamente integro, una location semplicemente bellissima e ma non apprezzato a sufficienza. È possibile che, per peculiarità e conformazione, fosse già oggetto di culti del fuoco in epoca preistorica. :

…e altri ancora

Se cercate su Google Maps e vi ponete nel territorio di Mara, verso Monteleone Roccadoria, c’è Monte Larenta: osservandolo dall’alto si vede la chiara forma di un cratere vulcanico, può essere datato a circa 20 milioni di anni fa. A Sedilo sono presenti i resti di un vulcano sotto una chiesa, mentre a Scano Montiferro si trova un luogo sito che ho scoperto in maniera casuale solo perché ho trovato un immagine sulla copertina di un libro, ma il luogo non era comunque stato ancora censito. Importanti anche il Monte Arcuentu, con muri di lava pietrificata e il Monte Arci, antico luogo di estrazione dell’ossidiana.

Cosa è presente ulteriormente nella Carta

Nella seconda edizione della Carta, sono presenti anche alcuni luoghi in cui sono presenti basalti colonnari.

Le conclusioni dell’esperto

«Spettacolari quelli di Guspini – conclude Scanu – che si trovano praticamente tra le case, all’interno di una proprietà privata. A Cheremule c’è una parete di basalti colonnari che si trova all’interno di una cava abbandonata usata come discarica abusiva. Tra Serrenti e Sanluri c’è un piccolo neck vulcanico che affiora e dietro il quale c’è una leggenda: da quelle parti raccontano che la sua forma simboleggi una donna inginocchiata col suo bambino, trasformata in roccia. Vicino al Comune di San Giovanni Suergiu c’è la “sfinge” di Is Loccis Santus, un viso scolpito dal vento ».

About Giorgio Saitz

Appassionato di calcio a livello enciclopedico con la passione per l'economia e la giurisprudenza

Controlla anche

Una Boccata d’Arte torna dal 22 giugno al 29 settembre nel Borgo di Sedilo

Il progetto d’arte contemporanea Una Boccata d’Arte promosso da Fondazione Elpis torna per la sua …