Le abbiamo viste indossate da personaggi del mondo dello spettacolo e da cronisti televisivi ma ore le mascherine U-Mask Model 2 sono fuorilegge.
Le mascherine U-Mask sono prodotte da un’azienda inglese. Sono fatte di nylon rigenerato con un sistema a quattro strati di protezione e vengono presentate come capaci di un filtraggio superiore alle Ffp2. Per il ministero il laboratorio, però, non aveva i requisiti di legge. Il ministero della Salute ha quindi disposto “il divieto di immissione in commercio del dispositivo medico U-Mask Model 2” e “l’adozione della misura del ritiro del medesimo prodotto” dal mercato.
La decisione l’hanno presa dopo che i carabinieri del Nas di Trento hanno segnalato al ministero che le mascherine U-Mask risultavano come dispositivi medici in base a certificazione di un laboratorio “privo di autorizzazione”. Il ministero evidenzia i “potenziali rilevanti rischi per la salute”. Ora sono anche attive le indagini amministrative per frode.
U-mask sotto inchiesta
Nel 2020 c’è stato un lungo dibattito sulla loro utilità come presidio contro il Covid, alla fine acclarata e riconosciuta da tutti. Ora invece, all’inizio del 2021, le mascherine fanno discutere per il loro grado di efficacia, con un accanimento mai raggiunto prima. È scoppiata infatti la guerra legale tra i produttori della U-Mask, la mascherina dei Vip, e alcuni concorrenti. E la U-Mask è finita sotto la lente della magistratura.
Un esposto alla Procura di Milano di una ditta concorrente, che produce le Ffp3, li accusa di aver dichiarato una capacità di filtraggio maggiore del vero. L’ipotesi di reato è frode in commercio, ma le eventuali conseguenze nocive per la salute, se accertate, potrebbero configurare profili legali ancora più pesanti. I procuratori aggiunti Tiziana Siciliano ed Eugenio Fusco hanno aperto le indagini e disposto il sequestro di alcune U-Mask, sia nelle farmacie che nella sede della U-Earth Biotech a Milano. Striscia la notizia, il telegiornale satirico di Canale 5, si è unito con clamore al fronte accusatorio, gettando altra benzina sul fuoco. Dal canto suo Betta Maggio, l’imprenditrice che ha fondato nel 2012 l’azienda ora sotto esame, si difende energicamente con certificazioni e prove di laboratorio, diffuse dai propri avvocati. La guerra si annuncia lunga e dura.