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abito tradizionale sardo

Tutto sui gioielli sardi, il significato tra leggende e tradizione

I gioielli sardi sono spesso legati a miti e superstizioni antichissime, oggi sono sempre più apprezzati in tutto il mondo.

Dalla fede al bottone, da su coccu a sa corbula, ecco la storia dei principali monili della Sardegna.

La Sardegna, nei millenni, ha tessuto una storia ricca di intrecci, colori e forme che hanno dato vita a tradizioni uniche e ricche di fascino.

Tra le forme sinuose dei metalli, la lucentezza delle gemme e la delicatezza dei dettagli c’è il lavoro sapiente degli artigiani che, ancora oggi, continuano a forgiare forme e simboli legati alla Sardegna.

Funzione e significato dei gioielli sardi

Dietro le meraviglie dell’oreficeria isolana si cela anche il fascino del mistero, della magia, delle superstizioni.

La funzione e il significato dei gioielli sardi è rimasta immutata nel tempo, arrivando sino ai giorni nostri. Il loro numero è stato ampliato e modificato lungo il corso dei secoli, grazie anche alle numerose influenze esterne che hanno contaminato il patrimonio culturale isolano.

L’utilizzo dei monili ha esplicitato per tanto tempo anche le differenze sociali a seconda delle loro dimensioni.

La tecnica di lavorazione e i materiali utilizzati

La gioielleria sarda è caratterizzata dalla tecnica della filigrana, applicata in particolare all’argento e all’oro, che consiste nella lavorazione ad intreccio di sottili fili di metallo fissati su un supporto.

Tra le superfici brillanti, anche pietre preziose e i coralli, prediligendo l’utilizzo – tra i primi – dell’ossidiana.

La forma dei gioielli sardi invece ha una spiccata connotazione simbolica che spesso ricalca linee morbide, che richiamano il corpo della donna.

Dai bottoni a doppia calotta ispirati alla forma del seno femminile – che riportano al mito della dea della fertilità Tanit – si arriva alla fede sarda, secondo la leggenda nata dai fili d’oro intrecciati dalle fate. La produzione degli ultimi secoli varia da provincia a provincia anche se sono riconoscibili i tratti di una vecchia tradizione formale locale.

Il bottone sardo

Il bottone sardo si può indossare da solo, come ciondolo o orecchini, oppure può impreziosire gli abiti tradizionali.

La sua forma ricorda quella di un seno e per questo è associato alla femminilità e alla fertilità. Nascerebbe dunque come talismano, per chiedere e ottenere una vita prospera, produttiva e, quindi, felice.

In passato potevano indossare l’anello solo le donne maritate o fidanzate come simbolo del patto di fede o del vincolo matrimoniale.

L’abbigliamento festivo consentiva solitamente tre anelli. Un anello particolare è il “maninfide”, che raffigura due mani strette in atto di fede, a suggellare il patto d’amore.

Le sue figurazioni e forme cambiano da zona a zona. Per tradizione il fidanzato lo regalava alla futura sposa, la quale gli donava a sua volta un coltello finemente lavorato con il manico in corno o osso inciso.

La fede sarda

La fede sarda è uno dei gioielli sardi che più sta riscuotendo successo al di fuori dell’Isola.

Caratterizzata dalla lavorazione in filigrana, veniva spesso tramandata da madre in figlia per generazioni in occasione di ricorrenze molto importanti come un fidanzamento o la nascita di un figlio. La sua storia affonda le radici nel mito.

La tradizione vuole che fossero le Janas, le fate sarde, a forgiare gli splendidi gioelli, adornati con pietre preziose, intessendo tra loro fili d’oro e d’argento.

Oggi il monile sardo rimane un vero e proprio simbolo tradizionale, del quale esistono diverse tipologie in base alla zona di provenienza: la Fonnese, la Campidanese, la Nuorese.

Nell’Isola era molto amato anche il modello a bottone ovale o circolare, in oro e con cammeo di corallo rosso, spesso con un pendente a goccia liscia o sfaccettata in corallo rosso.

L’orecchino a fiocco era diffuso principalmente nel meridione dell’Isola, con perle e smalti applicati. Sempre nel Sud Sardegna era utilizzato l’orecchino “a navicella”, con due lamine bombate unite tra loro.

Limitata al meridione dell’Isola è l’area di diffusione dell’orecchino a fiocco, con pendente anch’esso a fiocco realizzato su supporto d’oro con perle scaramazze e, a volte, con smalti applicati.

L’orecchino del tipo “a navicella”, costituito da due lamine bombate saldate fra loro è presente fra gli altri in alcuni centri meridionali dell’isola.

Nel Logudoro invece gli orecchini più diffusi sono del tipo a cerchio con corpo principale con cammeo di corallo rosso e pendente di corallo.

Su coccu

Su coccu sardo è un amuleto che, come la fede sarda, sta trovando negli ultimi anni una nuova primavera.

Apprezzato in passato per le sue proprietà “magiche”, oggi è sempre più regalato, anche tra i più giovani.

Composto da una pietra nera incastonata tra due coppe d’argento, secondo la tradizione scaccerebbe il malocchio da chi lo indossa.

La pietra sarebbe in grado di assorbire l’energia negativa, evitando che questa tocchi la persona che lo possiede, che rimarrà protetto da maledizioni e sfortuna. Proprio per le sue proprietà protettive, tradizionalmente veniva regalato.

Sa corbula

Sa Corbula, nella tradizione sarda, era un cesto senza manici, intrecciato a mano e utilizzato ampiamente sino alla metà del secolo scorso.

Elemento importante del corredo nuziale, questo oggetto era essenziale in casa, utile per la preparazione del pane e dei dolci.

Come il bottone sardo, anche sa corbula – con la sua forma tonda – richiama la fertilità, la prosperità e il seno materno.

Questo monile viene realizzato con la tecnica della filigrana a spirale, partendo da un fondo finemente lavorato sul quale vengono posti elementi decorativi come motivi floreali, granuli e pietre preziose.

About Giulia Marongiu

Sono una studentessa universitaria del corso di studi Beni culturali indirizzo storico-artistico. Appassionata di arte e cultura.

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