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A Gennaio a Cagliari e Sassari "la Tempesta" di Alessandro Serra

A Gennaio a Sassari e Cagliari “La Tempesta” di Alessandro Serra

La presentazione dell’ opera

Sbarca nell’Isola, sotto le insegne della Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa firmata CeDAC Sardegna, “La Tempesta” di William Shakespeare nella immaginifica versione di Alessandro Serra costui fondatore della Compagnia Teatro-persona (già regista del visionario ““Macbettu” (Premio Ubu Premio ANCT 2017 e Premio Le Maschere del Teatro 2019) si cimenta con un altro capolavoro del Bardo

I luoghi in cui verrà eseguito l’impegno

In cartellone lunedì 9 gennaio alle 21 al Teatro Comunale di Sassari (prima regionale) e da mercoledì 11 fino a domenica 15 gennaio al Teatro Massimo di Cagliari (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 e la domenica alle 19 – venerdì 13 gennaio doppia recita con la pomeridiana alle 16.30) per una affascinante allegoria del potere. Sotto i riflettori (in ordine alfabetico) Andrea Castellano, Vincenzo Del Prete, Massimiliano Donato, Salvo Drago, Jared McNeill, Chiara Michelini, Maria Irene Minelli, Valerio Pietrovita, Massimiliano Poli, Marco Sgrosso, Marcello Spinetta e Bruno Stori; traduzione e adattamento del testo sono dello stesso Alessandro Serra, che ha curato anche scene, luci, suoni e costumi oltre alla regia, con la sua cifra evocativa e poetica, ricca di simbolismi, caratterizzata da un linguaggio raffinato e contemporaneo, di forte immediatezza

I Teatri e le Fondazioni che compongono la coproduzione

“La Tempesta” – coproduzione internazionale che schiera Teatro Stabile di Torino e Teatro di Roma, Emilia Romagna Teatro ERT e Sardegna Teatro / TRIC insieme con Festival d’Avignon, MA scène nationale / Pays de Montbéliard, in collaborazione con Fondazione I Teatri Reggio Emilia e Compagnia Teatropersona – è un viaggio sull’Isola misteriosa dove Prospero, già duca di Milano, esercita la sua magia.

Le iniziali considerazioni del regista Andrea Serra

«“La Tempesta” è un inno al teatro fatto con il teatro, la cui forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati» – sostiene Alessandro Serra –.«Qui risiede il suo fascino ancestrale, nel fatto cioè che tutto avviene di fronte ai nostri occhi, che tutto è vero pur essendo così smaccatamente simulato, ma soprattutto che quella forza sovrumana si manifesta solo a condizione che ci sia un pubblico disposto ad ascoltare e a vedere, a immaginare, a condividere il silenzio per creare il rito. L’uomo avrà sempre nostalgia del teatro perché è rimasto l’unico luogo in cui gli esseri umani possono esercitare il proprio diritto all’atto magico».

La fuga e l’esilio di Prospero

Viaggio sull’Isola incantata e “piena di voci” nel cuore del Mediterraneo, governata da Prospero, duca di Milano .Egli è costretto alla fuga e all’esilio dagli intrighi del fratello, con “La Tempesta” di William Shaespeare nella visionaria mise en scène di Alessandro Serra (Premio Hystrio 2019).

Il programma della rassegna

L’ opera in cartellone lunedì 9 gennaio alle 21 al Teatro Comunale di Sassari (in prima regionale) e da mercoledì 11 gennaio fino a domenica 15 gennaio al Teatro Massimo di Cagliari (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 e la domenica alle 19 – venerdì 13 gennaio doppia recita con la pomeridiana alle 16.30 – turno P) sotto le insegne della Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vi vo in Sardegna intreccia, in un meraviglioso e avvincente gioco meta teatrale, una favola d’amore e un’allegoria del potere.
, che prestano volto e voce ai personaggi di una vicenda intricata e intrisa di magia e mistero, in cui affiorano accanto ai più nobili principi i più bassi istinti, oltre all’ambizione sfrenata e alla consueta avidità, in uno stupefacente e variopinto affresco di varia umanità.

Le affermazioni di Prospero e la sua vita

«Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita» – afferma Prospero nell’Atto IV, mettendo l’accento sulla fragilità e sulla transitorietà dell’esistenza terrena, che rendono vane e futili le più ardite speranze e il desiderio di gloria o di ricchezze come la sete di potere, cui egli ha da tempo rinunciato, ormai deciso a porre fine alla sua carriera d’incantatore, dopo aver smascherato l’usurpatore e i traditori, per fare ritorno alla civiltà.

Il significato dell’opera

Un’immagine poetica che racchiude in sé il concetto de “La Tempesta”, stupefacente rappresentazione di un “naufragio” dove tutto si compie, fino alla rivelazione finale, dentro i confini di quel regno di apparenze ingannevoli suscitate con arti magiche, con una sospensione del tempo in cui i protagonisti si trovano immersi in un sonno profondo, ovvero alle prese con situazioni inusuali, attori inconsapevoli in un dramma sconosciuto, dove la finzione, come in teatro, permette di mettere a nudo la verità.

Le storie di Caliban e Ariel

Una trama fantastica intrisa anche di crudo realismo, nei piani efferati dei cospiratori, nella brutale e ferina violenza di Caliban, l’essere selvaggio, figlio della strega Sycorax, ridotto in schiavitù come Ariel, lo spirito dell’aria, da Prospero, divenuto signore di quella terra straniera e disabitata circondata dal mare, in virtù della sua conoscenza delle scienze occulte e dei sortilegi con cui piegare ai propri voleri creature visibili e invisibili e tutte le forze della Natura.

Il lavoro svolto da Andrea Serra

“La Tempesta” nella versione di Alessandro Serra, riflette la sua cifra raffinata e immaginifica, densa e “materica” e potentemente evocativa, con tutta l’immediatezza di un poetico racconto per quadri, di cui l’artista firma traduzione e adattamento del testo nonché scene, luci, suoni, costumi oltre alla regia.

I collaboratori nell’esecuzione dell’ opera

Un’ opera intrigante e coinvolgente, trasfigurazione in chiave contemporanea della penultima opera scritta da William Shakespeare (con la collaborazione alle luci di Stefano Bardelli, la collaborazione ai suoni di Alessandro Saviozzi, la collaborazione ai costumi di Francesca Novati, le maschere di Tiziano Fario e la consulenza linguistica di Donata Feroldi)

La modernità dell’opera

Si ha di straordinaria modernità per l’analisi della complessità e delle contraddizioni dell’animo umano, delle passioni e delle pulsioni incarnate dai personaggi. Anche Prospero, il mite scienziato divenuto mago sapiente e deus ex machina di una tragedia che volge in commedia, si mostra in tutte le sfaccettature del suo carattere ruvido e imperioso, seppur generoso e incline al perdono, più che alla sterile vendetta: un essere enigmatico, la cui vocazione speculativa e l’amore per la filosofia e la scienza risultano in contrasto con i segni di un’antica regalità. Essa fondata sull’autorevolezza più che sulla forza, mai dimenticata, ora temperata dalla saggezza.

La continuazione del pensiero di Andrea Serra

«Nella “Tempesta” tutti cercano di usurpare, consolidare o innalzare il proprio potere» – sottolinea Alessandro Serra nelle Note di Regia –. «Prospero trascura il governo, cioè gestisce male il potere. E subito suo fratello, il suo stesso sangue, trama contro di lui insieme al re di Napoli e lo condanna a una morte per acqua. Gonzalo lo salva, fornendogli segretamente la fonte di un potere ben più grande di quello politico: la magia.

La valutazione di Simone Weil

Ma chi è sradicato non può che sradicare, dice Simone Weil, e così non appena giunto sull’isola, Prospero usa il suo potere magico per sottrarla a Caliban, che prima adotta come figlio e poi trasforma in schiavo. Lo stesso farà con Ariel: lo libera dalla schiavitù ma lo condanna a servirlo per dodici anni. Persino il suo atteggiamento nei confronti di Ferdinando e Miranda è dettato da un mero interesse dinastico. Anche nella “Tempesta”, come in tutti i romances, c’è il tema dell’unione di du e regni».

I suoi ulteriori commenti

Il naufragio non muta i temperamenti e i comportamenti degli uomini, semmai quasi ne evidenzia, secondo i casi, bontà e perversità. «Non appena mettono piede sull’isola Antonio convince Sebastiano a uccidere suo fratello per divenire re di Napoli. Solo Gonzalo, in un mirabile monologo scritto da Shakespeare con le parole di Montaigne, vaneggia di una società ideale senza violenza in cui ogni bene sia in comune, senza alcuna sovranità, in simbiosi con la natura» – prosegue Alessandro Serra –.«Ed è proprio di fronte alla natura che nella prima scena si ribaltano le gerarchie: in un mare in tempesta comanda il Nostromo, non il re, perché “Che gliene importa ai cavalloni del titolo di re!”.

Il ruolo della natura

Ma in realtà chi comanda davvero è la natura, e quando la natura decide di riprendersi il suo spazio i marinai non possono che intonare il loro saggio requiem: “È tutto inutile, preghiamo! Siamo fottuti!”. Tutti sono sul punto di morire annegati, ma in realtà non muore nessuno. E’ più un’immersione battesimale, un’iniziazione nel proprio labirinto interiore al termine della quale, dice Gonzalo, noi tutti ritrovammo noi stessi quando nessuno era più padrone di sé.
Nella “Tempesta” il sovrannaturale si inchina al servizio dell’uomo. Prospero è del tutto privo di trascendenza, eppure con la sua rozza magia imprigiona gli spiriti della natura. Egli scatena la tempesta, e resuscita i morti. Ma sarà Ariel, uno spirito dell’aria, ad insegnargli la forza della compassione, e del perdono. “Lo credi davvero, spirito?” – “Io sì, se fossi umano”. Su quest’isola-palcoscenico tutti chiedono perdono. Tutti si pentono ad eccezione di Antonio e Sebastiano, non a caso gli unici immuni dalla bellezza e dallo stato di estasi che pervade gli altri. Prospero rinuncia alla vendetta proprio quando i suoi nemici sono distesi ai suoi piedi. Questo è il suo vero innalzamento spirituale, il sovrannaturale arriva quando Prospero vi rinuncia, rinuncia a usarlo come arma».

Le sue ultime considerazioni

«Ma il potere supremo, pare dirci Shakespeare, è il potere del Teatro» – conclude Alessandro Serra –. «La “Tempesta” è un inno al teatro fatto. La forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati. Qui risiede il suo fascino ancestrale, nel fatto cioè che tutto avviene di fronte ai nostri occhi, che tutto è vero pur essendo così smaccatamente simulato, ma soprattutto che quella forza sovrumana si manifesta solo a condizione che ci sia un pubblico disposto ad ascoltare e a vedere, a immaginare, a condividere il silenzio per creare il rito. L’uomo avrà sempre nostalgia del teatro questo è rimasto infatti l’unico luogo in cui gli esseri umani possono esercitare il proprio diritto all’atto magico».

L’incontro con gli artisti

Oltre la Scena / incontro con gli artisti: il 12 gennaio alle 17.30 nel Fuaié del Teatro Massimo di Cagliari il regista Alessandro Serra racconta la sua versione de “La Tempesta” di William Shakespeare – conduce Gianfranco Capitta (Il Manifesto) – INGRESSO GRATUITO

Per chiunque desideri approfondire

E per chi desideri approfondire l’argomento, alla Libreria Edumondo è disponibile il volume “La tempesta. Dal testo alla scrittura di scena” che comprende anche il copione dello spettacolo di Alessandro Serra, tratto dal capolavoro di William Shakespeare – pubblicato da Luca Sossella Editore.

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Appassionato di calcio a livello enciclopedico con la passione per l'economia e la giurisprudenza

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