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(Foto di Wikipedia)

Musiche palestinesi nell’Orto-giardino

‘Stato d’assedio’ di Mahmoud Darwish riproposto con musiche palestinesi dal gruppo Falastin fi qalbi

‘Stato d’assedio’ (in arabo ‘Halat Hissar’), la raccolta di poesie del poeta palestinese Mahmoud Darwish, approderà domenica 21 gennaio all’Orto Giardino di Mariposa de Cardu di Quartucciu in chiave musicale: la compagnia teatrale il Crogiuolo, in collaborazione con le Compagnie Del Cocomero Sardegna Palestina, propone un reading musicale a cura di Rita Atzeri e Rahul Bernardelli, con l’accompagnamento musicale del gruppo Falastin fi qalbi (dall’arabo “Palestina nel mio cuore”), che dà nome al progetto stesso, composto da sei membri: Elisabetta Manca (voce), Fabrizio Lai (chitarra, darbouka e bouzouk), Ivana Busu (fisarmonica), Andrea Loche (launeddas) Mubin Dunen (voce, santur, nay, duduk) e Maurizio Cau (basso). Questo progetto musicale, nato dal connubio tra la musica palestinese e la musica tradizionale sarda, ripropone l’opera di Darwish, meglio noto come il poeta della resistenza palestinese, attraverso nuove contaminazioni e suggestioni musicali.

Il testo, elaborato a Ramallah nel gennaio 2002 nelle settimane in cui la città era assediata dalle truppe israeliane del generale Ariel Sharon, crea un nuovo canone estetico della scrittura in un ambiente di mobilitazione sociale e politica: la condizione generale della Palestina diventa condizione personale intima che si sviluppa lungo la linea dell’assedio in un continuo rimando collettivo/personale, oggettivo/soggettivo. In questo contesto, lo stesso Mahmud Darwish, che a Ramallah viveva, si è trovato perciò nella hàla, ossia nella ‘condizione’ di assediato. Questa non viene semplicemente descritta, ma l’autore decide di focalizzarsi sulle parole che esprimono la halà quando ci si ritrova a essere assediati.

L’assedio collettivo come condizione individuale

Lo stato dell’assedio nei versi di Darwish va oltre la condizione di vita nella quale si trovano le moltitudini concrete di cui il poeta è portavoce, di queste esprimendo sentimenti e pensieri. Il risultato è che il ‘testo’ è formato da frammenti che a volte risuonano come antichi aforismi, spesso lamenti di solitudine, tutti con al fondo il pensiero della morte che pure percorre l’intera opera di Darwish. A questo tema si aggiungono la poesia nel suo farsi, la storia, il ‘luogo’, ossia lo spazio del pensiero e la forza che è impressa nell’affermazione della propria identità.

Il progetto Falastin fi Qalbi offre una rilettura unica dell’opera, trasmettendo la poetica della resistenza palestinese attraverso una sinfonia che unisce culture distanti, a favore della comprensione e della condivisione delle esperienze umane, ben oltre le barriere geografiche e politiche.

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