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“456”, una commedia nera scritta e diretta da Mattia Torre

Torna in scena La Grande Prosa (CeDAC Sardegna) con “456”, una commedia nera scritta e diretta da Mattia Torre

La Grande Prosa, firmata CeDAC Sardegna, per la Stagione 2023-2024, mette in scena “456”, una commedia nera scritta e diretta da Mattia Torre. Triplo appuntamento 6, 7 e 8 marzo.

Il programma

  • mercoledì 6 marzo alle 21 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia
  • giovedì 7 marzo alle 21 al Teatro Civico “Gavì Ballero” di Alghero
  • venerdì 8 marzo alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale

Viaggio negli abissi dell’animo umano, tra oscure passioni e pulsioni e desideri inconfessati, con “456”. Caustica e nerissima commedia scritta e diretta da Mattia Torre, uno degli autori più originali e brillanti del panorama italiano, prematuramente scomparso nel 2019. Una produzione di Marche Teatro, Nutrimenti Terrestri e Walsh. Sotto le insegne della Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni e con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e dei Comuni aderenti al Circuito e il contributo della Fondazione di Sardegna.

I protagonisti di “456”

Sotto i riflettori Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino e Carlo De Ruggieri, insieme con Giordano Agrusta, nei ruoli rispettivamente di padre, madre e figlio. Unici componenti di una famiglia che vive in mezzo al nulla, in una casa isolata al centro di una remota vallata. Famiglia che aspetta con ansia un ospite, un uomo misterioso e importante, che potrebbe cambiare il loro futuro.

Nella pièce vengono narrati i preparativi per la ricca cena in onore del visitatore, con un rigido rituale cui attenersi per accattivarsi la sua simpatia e conquistare la sua benevolenza, prima di avanzare la fatidica richiesta. Nel mentre, affiorano le tensioni e i contrasti tra i personaggi, insieme al carattere di ognuno di essi, le sue aspirazioni e le piccole manie e ossessioni.

Una storia emblematica in una situazione estrema

Una mise en scène scarna e essenziale, in cui si alternano i gesti di una collaudata routine domestica e le “prove” per la “recita” con cui ammaliare e lusingare l’illustre invitato, tra “monologhi” in forma di preghiera rivolti a una divinità irraggiungibile e sconosciuta e aspri litigi con subitanee esplosioni di violenza, dove si ribadisce il potere maschile nell’ambito di una struttura patriarcale, ma anche la crudeltà femminile, sullo sfondo di una generale infelicità, per una storia “emblematica” che mette in luce i nodi irrisolti e le criticità della famiglia tradizionale in una situazione “estrema”.

Un’unica stanza

Imprigionati in un’unica stanza che funge da cucina e sala da pranzo, fulcro di una dimora non lussuosa, evocata dalla scenografia di Francesco Ghisu, con disegno luci di Luca Barbati e costumi di Mimma Montorselli (assistente alla regia Francesca Rocca, movimenti di scena a cura di Alberto Bellandi), i tre protagonisti condividono la dimensione dell’attesa, coltivando in segreto le proprie ambizioni: il figlio vorrebbe “liberarsi” e trasferirsi altrove, magari nella capitale, mentre il padre mira a una sistemazione definitiva, molto concreta e “terrena” e la madre, pur apparentemente sottomessa al marito, rivendica la sua volontà e i suoi diritti, attaccandosi a un oggetto particolare, una “tiella” imprestata e mai restituita, simbolo delle sue capacità di cuoca e padrona di casa.

Un ospite atteso

Sull’arrivo dell’ospite si concentrano tutte le loro speranze, mentre un fastidioso vento di libeccio imperversa sulla vallata, suscitando timore e inquietudine: quell’uomo sembra possedere le chiavi del loro destino e la necessità di accoglierlo nel migliore dei modi impone una temporanea tregua, tra nuovi dissidi e antichi rancori.

Una silenziosa tragedia

Tra quelle quattro mura, che dovrebbero rappresentare una barriera e una protezione contro le minacce provenienti dall’esterno, si consuma una silenziosa tragedia, dove ciascuno è insieme vittima e carnefice, dal marito e padre tiranno alla moglie succuba alla creatura cresciuta in quella insana mescolanza di amore e odio, al riparo dai mali e dalle tentazioni del mondo, ormai sulla soglia della giovinezza, o meglio di una tardiva adolescenza, ma non ancora in grado di ribellarsi e farsi artefice della propria vita.

About Enrico Pisano

Studente di scienze della comunicazione all'università di Cagliari. Appassionato di sport e musica.

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