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Roccia dell’Orso e Fortezza Monte Altura. Da Pasquetta, tutti i giorni nuovamente visitabili i siti culturali di Palau

Arriva Pasquetta e tra le più ambite gite fuori porta c’è da sempre la policroma costa gallurese. Tra rosei graniti, verdi cupi ed un’infinità di azzurri, troviamo spettacolari panorami nella natura selvaggia, sovrastanti l’Arcipelago de La Maddalena. Siamo nei siti culturali e naturalistici di Palau: la Roccia dell’Orso, la Fortezza di Monte Altura, il Museo Etnografico.

Dopo i due anni della pandemia, l’amministrazione comunale ha potuto garantire la riapertura al pubblico dei gioielli della sua offerta culturale e naturalistica, senza dovere attendere luglio. Sin da lunedì di Pasquetta, quest’anno sarà possibile seguire il breve sentiero naturalistico che conduce sino alla così detta “pancia dell’Orso”.

Qui, tra le “zampe” di questo immenso monolite granitico, scolpito dalle forze della natura, il paradiso sta davanti a noi, tutto d’insieme, tutto d’un fiato. Prima di noi, Omero racconta che vi giunse Ulisse, per trovarvici i giganti Lestrigoni. Poi vi giunsero ancora in tanti, tra antichi mercanti e feroci pirati, ammiragli ed imperatori, sino a Garibaldi che tra quelle acque volle trovare la sua dimora. Saranno quindi visitabili anche la spettacolare Fortezza di Monte Altura e l’affascinante Museo Etnografico palaese.

Un biglietto cumulativo al costo massimo di 7,00€ a persona, che potrà essere impiegato in tre diversi momenti della giornata. Che sia associato ad un lauto pranzo in ristorante o alla semplice scampagnata con gli amici, arricchirà di contenuti culturali e di piacevoli passeggiate nella natura, la vostra escursione di Pasquetta. Riaprono così bar, agriturismi e ristoranti, bed&breakfast e alberghi. Prima degli intensi afflussi estivi, nella giornata open air per eccellenza, Palau vi attende ospitale. Per informazioni non esitate a scrivere a palau@lugori.com o a contattare il 3470913032.
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APPROFONDIMENTI:
La Roccia dell’Orso, soprattutto per chi conosce il nord della nostra isola, è il simbolo stesso della Sardegna. Giunti nel comodo parcheggio custodito, i circa 500 metri di cammino attrezzato, si percorrono in quindici minuti di passeggiata, lungo un panoramicissimo itinerario che si dipana sino alla vetta (122 metri slm), sotto la “pancia dell’Orso”.

Attraverserete una inebriante macchia mediterranea, rigogliosa e interrotta da mozzafiato affacci sul mare policromo della Costa Smeralda. Le imponenti rocce granitiche, tafonate dalle forze della natura, ispirano la fantasia, che vi ritrova i più disparati esseri ed oggetti. Grazie ai puntuali cartelli esplicativi delle piante che incontrate lungo l’itinerario, potrete scoprire curiosità ed imparare a riconoscerle.

Gli Addetti, lungo il percorso ed in vetta, vi racconteranno di questi luoghi che nel II secolo d.C. il geografo greco Claudio Tolomeo battezzò (pare per primo) “Arcti Promontorium”, appunto “Promontorio dell’Orso”. Vi racconteranno della popolazione dei Lestrigoni, mangiatori di uomini che, secondo l’Odissea di Omero (X libro), qui incontrò Ulisse; sbarcatovi per approvvigionare le sue tre navi in una fonte detta ‘Artacia’ (ossia “dell’Orso”).

Le secentesche torri aragonesi difesero queste coste dalle invasioni piratesche saracene e nuove fortificazioni si susseguirono negli anni. Sin dall’inizio del cammino, guardando verso est, si domina l’omonima fortezza di Capo D’Orso; protagonista della narrazione nei libri di scuola sulle vicende belliche, tra cui la più celebre, quella triste che la associa all’affondamento del famoso incrociatore Trieste, con i suoi 77 marinai a bordo (1943).

La Fortezza di Monte Altura, appuntisce la splendida cupola granitica alle spalle di Palau, spiccando nel paesaggio circostante per la sua forma rilevata e imponente, che si staglia nel cielo, con la sua forma complessiva simile ad una ziqqurat.

L’imponenza sul territorio ed il meraviglioso colore rosa del granito di cui è costituita, varcato il grande portale di granito delle mura, lasciano spazio alla visione della maestosa rampa gradonata che conduce sino alla parte sommitale, lasciando all’interno della rocca i depositi di armi ed i magazzini di viveri, gli alloggi e gli spazi comuni. Non a caso si fregiava del titolo di fortezza più bella in Europa. Mentre la Capo d’Orso doveva battere lo specchio d’acqua ad est, l’Altura batteva lo specchio d’acqua a ovest.

Entrambe costruite sul finire del 1800 dai Savoia, per proteggere la Sardegna in caso di un nuovo tentativo d’invasione delle flotte francesi comandate da Napoleone Bonaparte, che avevano già tentato l’invasione della Sardegna nel 1793. D’altronde in quelle acque fu poi autorizzata la fonda delle navi inglesi comandate dall’ammiraglio Nelson, da cui i Savoia accettarono le garanzie di protezione. Ma quelle erano da sempre le acque delle scorribande piratesche, contro cui combatterono i nuragici, migliaia di anni avanti Cristo, insediandosi a breve distanza dalla costa, ma anche gli spagnoli aragonesi nel seicento, che vi costruirono torri costiere di avvistamento e difesa.

Torchi, aratri e gioghi custoditi nel Museo Etnografico ricordano che gli uomini s’impegnavano alacremente con i lavori nei campi. Il duro ciclo delle stagioni spingeva tutti, uomini e donne, ad attendere con trepidazione il periodo dei matrimoni e delle feste campestri; imperdibili occasioni di socializzazione al ritmo dei giri di scottis.

La Gallura più autentica abita qui, all’interno del Museo Etnografico di Palau; nella sua collezione di storie, tra olivastri e graniti, dove sembra che non ci sia il mare. In un paesaggio punteggiato dal candore degli stazzi assolati, inizia la storia della civiltà che li abitò. Dentro lo stazzo riattato che custodisce il museo, gli oggetti sono intrisi di storie, tramandano sensazioni, regalano visioni dal passato.

E così, nel Museo Etnografico sogniamo l’odore dei formaggi; evocato da li fulculi esposte, il profumo del caffè appena tostato rivive nei tostini appesi accanto alla ciminea; mentre lu baliri in sughero, una volta colmo di acqua fresca, campeggia su lu balastragghju. Le caldarroste pare che scoppiettino ancora nella padella di ferro; in lontananza il ricordo del profumo delle arance raccolte in grandi corbule poste ai piedi del letto si mescola con quello dei ravioli serviti con la truddha schiumante. Una busciaccara rammenta che poche erano le distrazioni della donna gallurese; sempre indaffarata nel suo ruolo di amministratrice, in quel mondo misterioso fatto di amuleti e di cristiana devozione. Un luogo per scoprire come vivevamo, per conoscere da dove veniamo.

About Nicolò Murru

Amante del calcio, del cinema e di uno sport finto come il wrestling

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