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Il Golpe di Ottana, 50 anni dopo. Intervista a Giovanni Columbu

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Il Golpe di Ottana, 50 anni dopo. Intervista a Giovanni Columbu
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A seguito dell’incontro “Ottana dopo il Golpe”, i nostri microfoni hanno intervistato il regista e artista nuorese

Giovanni Columbu (classe 1949), artista e regista nato a Nuoro, ha presenziato in data 20 giugno 2023 all’incontro Ottana dopo il Golpe. L’evento è stato organizzato dall’associazione Sardinnia Aresti, coadiuvata nella discussione dal prof. Maurizio Memoli, e si è svolto nell’Aula Magna della facoltà di Architettura di Cagliari.
Il titolo dell’evento trae ispirazione dalla tesi universitaria di Columbu, dal titolo Il “Golpe” di Ottana, pubblicata nel 1975. Nel testo, il regista argomenta come il processo di industrializzazione della Sardegna, con particolare riferimento al Piano di Rinascita che ha riguardato la piana di Ottana nei primi anni ’70, fosse stato centrale come strumento di colonizzazione del territorio.

Ma perché proprio la parola “golpe”?

Per quanto il regista ci confidi di non essere mai stato pienamente soddisfatto dell’utilizzo di questo termine nel titolo, ne rileva comunque una sua forma di aderenza a ciò che è avvenuto in Sardegna, seppur non in senso letterale. Dunque, perché “golpe“?
Nel caso specifico si prende come esempio il tentativo, rivelatosi rapidamente fallimentare, di avviare un polo industriale petrolchimico nella piana di Ottana nei primi anni ’70, e conclusosi precocemente già nel ’75. Columbu lo definisce “golpe” in quanto è stata un’operazione volta a modificare alla radice un mondo, plasmandone dall’alto l’economia, la cultura e il tessuto sociale.

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Il Golpe di Ottana, 50 anni dopo. Cos’è cambiato?

Difficile dirlo. Si può affermare che in Sardegna il tenore di vita sia migliorato, rispetto a mezzo secolo fa, per quanto si possa definire “migliore” un peggioramento del cibo, l’inquinamento delle colture e lo sbilanciamento dell’agricoltura verso il profitto, a dispetto di prodotti più salutari.
Un aspetto che sta molto a cuore al regista, laureato in Architettura nella Facoltà milanese, è quello che definisce come degrado urbanistico e architettonico dell’Isola, in particolare a seguito dell’imposizione programmatica di cui si parla sopra. Columbu ritiene che in Sardegna si siano smarriti i canoni della bellezza, quella edilizia appunto, non solo nei “grandi” edifici, ma anche nelle semplici strutture abitative, le case della gente, per capirci, che modellano il paesaggio.
Citando Pasolini, l’occhio del regista non può fare a meno di rilevare una forma di poeticità nella povertà, seppur aspra e ruvida, in quanto bussola di autenticità. Il sardo ha un pregio, con tutto ciò che ne comporta, dice il regista, ed è quello di essere autentico. Ecco, questa caratteristica oggi sta vacillando. Per venir dietro al turismo si preferisce indossare una “maschera da sardo”, in modo da convenire alle aspettative di chi viene a visitarci. E allora compaiono i finti ciottolati al posto dell’asfalto, i finti muri di pietra, i lampioni viennesi (cosa c’è di più sardo di un lampione viennese?), tutto per dare un senso di atmosfera e di époque che però appare artificiale per chi viene da fuori e artificiosa per chi ci vive.

Bellezza e povertà, come queste due parole, messe insieme, possono non creare un ossimoro

Partiamo col dire che la bellezza non può essere identificata con la povertà, tuttavia, così come (detto prima) è possibile trovare bellezza anche nella povertà, secondo il regista, sbaglieremmo ad ascrivere la bellezza solo con la ricchezza.
Per non scivolare nel degrado descritto in precedenza, dice Columbu, è necessario essere consapevoli. Consapevoli vuol dire non essere condizionati dall’idea che tutto ciò che ci apparteneva, a livello identitario, fosse da rimuovere. Sostiene l’artista che tutto ciò che è nuovo, o definito come tale, non sia necessariamente “buono”. Il benessere non è solo ciò che ti riempie la pancia.

Giovanni Columbu, regista. Sardo

Il mestiere del regista è quello. Che sia italiano, francese, americano o sardo, il regista è colui che racconta storie attraverso immagini e suoni.
In Sardegna, come in qualsiasi altro luogo, il regista non può prescindere dall’ambiente. Questo non è inteso solo come scorci e paesaggi ma, soprattutto, come luogo abitato e vissuto da esseri umani. È la persona il centro del racconto, i luoghi non sono solo scenografie, ma vivai di storie da cui trarre spunto e da narrare.

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Il ballo tondo

Durante l’incontro, l’artista ci ha tenuto a citare il ballo a tondo in quanto tesoro dei sardi. Il ballo a tondo è un’occasione di ritrovo per la comunità, si è solidali semplicemente tenendosi per mano, senza necessità delle parole
Da sottolineare come, per il regista, il ballo a tondo, così come altre espressioni culturali o religiose, non debbano avere una mera funzione di spettacolo (per i discorsi fatti pocanzi), ma debbano coinvolgere. Il punto non è stare a guardare ma partecipare.

La Sardegna come “città parco”

La conferenza si è conclusa con l’introduzione di un concetto molto particolare, quello di “città parco“. Dice Columbu, la Sardegna, nel suo insieme, più che una metropoli è una città, anzi una piccola città, una cittadina. Un milione e mezzo di persone sparse in un territorio molto vasto.
Il territorio è un bene, tuttavia, a causa dello spopolamento (dovuto anche ai processi di industrializzazione forzata, oggetto della conferenza), costituisce una distanza e quindi un fattore diseconomico.
Qui entra il concetto di città parco. La Sardegna potrebbe sfruttare a proprio vantaggio questo spopolamento per comportarsi come un’unica città, magari divisa in distretti, ri-concependo il territorio tenendo conto di un uso diverso, più consapevole, relazionando i centri abitati con l’area che li circonda.

Progetti futuri

Il regista sta lavorando alla sua quarta “opera prima” (dopo Arcipelaghi, Su Re e Surbiles), come piace dire a lui in quanto ogni lavoro è, alla fine, una sfida nuova e diversa. Questa volta si tratta di un film d’animazione che vedrà la sala l’anno prossimo.

About Andrea Marcia

Studente di Scienze della Comunicazione, cinefilo impenitente e aspirante compositore.

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