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Agosto 1994, Cuba. È una normale giornata di vacanza per tanti turisti di un hotel quando all’improvviso qualcuno urla, c’è una bambina che sta male, è caduta in piscina. Dawn e suo marito Vincent, che sono tra gli ospiti, corrono: lui è un anestesista scozzese che lavora in terapia intensiva.
La piccola – che aveva circa 3 anni – è stesa a terra, è viola e non respira. Vincent le pratica subito la respirazione bocca a bocca per almeno due minuti. Poi la bambina tossisce, vomita e riprende a respirare. “Tutti hanno gridato di gioia, piangevano e ridevano allo stesso tempo”.
Nelle vicinanze non c’erano ospedali, “quindi mio marito, la bambina e sua madre sono andati in una piccola clinica dove però non potevano ricoverarla, così sono tornati all’hotel e Vincent l’ha controllata per tutta la notte. Si è ripresa completamente e il giorno successivo giocava tranquillamente. Un gran sollievo”.
A ricordare quei terribili momenti, oggi, è proprio Dawn, che scrive per cercare quella bambina: “Faceva parte di un gruppo che arrivava dalla Sardegna, forse i genitori lavoravano per una ditta di cosmetici. Non ricordo il nome del resort – spiega – ma eravamo nella zona di Camaguey”.
Ora la donna vorrebbe ritrovare quella bimba; avrà circa 30 anni: “Mi piacerebbe poter fare una sorpresa a mio marito, per i suoi sessant’anni, con una foto di come è diventata oggi. In questi anni abbiamo pensato spesso a lei, alla sua famiglia. Erano persone splendide. Qualcuno può aiutarci a ritrovare questa giovane donna?”.
L’appello della signora Dawn è diretto alla famiglia di quella bambina o a chiunque conosca quell’episodio e possa riconoscerla.
L’annegamento può essere considerata una “malattia globale”, di particolare rilievo per il Pediatra, considerato che il gruppo di età a maggior rischio è costituito dai bambini da 1 a 4 anni che si immergono nelle piscine domestiche, seguito da quello degli adolescenti e giovani adulti che si bagnano negli specchi d’acqua naturali.
