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Abracadabra: il potere curativo delle parole

Cristina Muntoni domenica 9 luglio ha presentato il suo libro: “Abracadabra, il potere curativo delle parole tra mito, tradizioni e neuroscenze

Cristina Muntoni domenica 9 luglio ha presentato nel giardino sonoro di Pinuccio Sciola a San Sperate, il suo libro Abracadabra, scritto insieme al neurologo Alberto Priori, edizioni Milano University Press. Si tratta di un testo divulgativo, scritto a quattro mani con Priori, professore ordinario di Neurologia all’Università degli studi di Milano. Il libro ha dunque una componente scientifica molto forte. Non è supposizione e nemmeno creduloneria. La saggezza ancestrale imprigionata nel basalto, nel granito, nel calcare delle pietre di Pinuccio Sciola (artista contemporaneo di fama internazionale) è la stessa delle parole.

Albert Einstein sosteneva che: “non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che lo ha generato”.

Riacquistare consapevolezza è dunque il primo passo per ritrovare un senso. Le parole possono fare di noi le vittime o gli artefici.

Da quale lingua deriva la parola abracadabra?

Ciò che viviamo dipende dalle parole che usiamo per definirne i contorni. Abracadabra è la parola magica per eccellenza, poiché unisce testi e saperi di tante tradizioni. Numerose le ipotesi circa le sue origini. Ebraico, aramaico, arabo. Tante le possibili derivazioni. La prima testimonianza si trova nel Liber medicinalis di Quintus Serenus Sammonicus ( III secolo d.C).

Il Vangelo di Giovanni dice: “In principio era il verbo (logos)…”.

Per scomodare un illustre filosofo, anche Platone parlava del potere curativo delle ninna nanne, le quali esercitavano un incantesimo sui neonati facendoli rilassare e addormentare. Questo potere abbandonico, di vocalizzi e parole sussurrate con dolcezza, si è meritato a buon diritto il riconoscimento della Commissione europea con il progetto Lullabies of Europe per prèséservarne il patrimonio culturale. Esiste oggi un elenco di ninna nanne raccolte in sette lingue. Perché questa raccolta? Perché le ninna nanne si trovano nelle tradizioni di tutti i popoli.

Il sottile filo rosso? La parola che crea è la stessa parola che cura: essa è capace di modificare la biochimica nel nostro corpo.

Negli anni 50 a Tahiti fu fatto uno studio -racconta la Muntoni– dove esisteva una parola per esprimere il dolore fisico, ma non quello psicologico. Non esisteva infatti in quella cultura una maniera per estrinsecare sofferenza e tristezza. Quando non ci si esprime, non si racconta il dolore, avviene una implosione stellare. Ci si può ammalare. Chiamare le cose con il nome giusto, dare loro una definizione, significa diventare più consapevoli. Ad accompagnare la narrazione della scrittrice, il canto soave di Alice Marras, e le musiche di Andrea Granitzio: la performance ha coinvolto gli spettatori, emotivamente rapiti, durante tutta al serata. Il ringraziamento finale della padrona di casa, Maria Sciola, ha reso omaggio, con un saluto, alla memoria di suo padre che sapeva bene quanto la musica sia un viatico, poiché conduce le emozioni fuori da noi, per diventare poesia, guarigione, cura.

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About Alessandra Piredda

Cagliaritana d’adozione, laureata in lingue straniere (mass media e comunicazione), con un master in digital marketing. Gli amici mi chiamano wonder woman, perché corro sempre, senza fermarmi mai! Appassionata di sport e benessere, insegno alle persone come prendersi cura di se.

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