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Agnese Pini "Un Autunno d'agosto" Èntula

Agnese Pini al Porto Vecchio per presentare “Un Autunno d’agosto”

Domani, mercoledì 26 luglio, Stintino ospiterà la giornalista Agnese Pini che presenterà, per il festival Éntula, il suo libro “Un Autunno d’agosto”

Appuntamento con Éntula nel Porto Vecchio di Stintino: mercoledì 26 luglio, Agnese Pini presenterà, in conversazione con Lorena Piras, il romanzo “Un autunno d’agosto”. Libro edito da Chiarelettere in cui l’autrice racconta la strage nazifascista di San Terenzo Monti, avvenuta tra il 17 e il 19 agosto del 1944. L’appuntamento è fissato per le 22 nella piazza delle Vele di pietra al Porto Vecchio. Il giorno seguente, Pini sarà ospite del festival Liquida a Codrongianos.

L’incontro è realizzato in collaborazione con il Comune di Stintino, il festival Liquida, la casa editrice Chiarelettere, lo Studio Massaiu e la libreria Koinè Ubik.

Il festival Éntula è organizzato dall’associazione culturale Lìberos con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport e della Fondazione di Sardegna e con la main sponsorship di GAXA e Tiscali.

Il libro

Estate 1944. Lungo la Linea gotica si consuma la parte più feroce della guerra in Italia, una serie di eccidi orribili per mano dei nazifascisti. A San Terenzo Monti, paese di poche centinaia di abitanti tra Liguria, Emilia e Toscana, vengono uccise senza pietà 159 persone. L’esecuzione , in prevalenza di donne e bambini, é accompagnata dal suono di un organetto. Attraverso la storia della sua famiglia, Agnese Pini ha scritto un grande romanzo civile con il respiro universale dell’inchiesta-racconto.

L’autrice

Giornalista, da agosto 2019 Agnese Pini è direttrice de “La Nazione”, prima donna ad aver ricoperto questo ruolo. Da luglio 2022 ha assunto la direzione anche degli altri quotidiani del gruppo Monrif: “Il Resto del Carlino“, “Il Giorno” e “Quotidiano Nazionale“.

“Una storia così” dice l’autrice “lascia un segno indelebile nelle famiglie che l’hanno subita, e appartiene a tutti i sopravvissuti e ai figli dei sopravvissuti. È una storia di umanità e di amore perché, soprattutto nei momenti in cui vita e morte sono così vicine, l’umanità e l’amore escono più forti che mai. L’ho sentita raccontare fin da quando ero piccola: la raccontavano mia nonna, mia madre, mia zia (nella foto di copertina), ma per molto tempo ho pensato che fosse un capitolo ormai chiuso della storia d’Italia e della mia storia personale. Grazie anche al lavoro che faccio, ho capito invece che quel capitolo era tutt’altro che chiuso, che lì si nascondono gli istinti più inconfessabili di ciò che possiamo ancora essere. L’ho capito con la guerra in Ucraina, vedendo come certi orrori si perpetuino sempre identici al di là delle latitudini e degli anni. E l’ho capito perché nel nostro Paese c’è un periodo, il ventennio fascista, che ancora non riusciamo a guardare con una memoria davvero condivisa.La storia raccontata in questo libro può diventare allora un’occasione per tornare a ciò che siamo stati con una consapevolezza nuova. Del resto la resistenza civile di un Paese si può tenere viva solo restituendo verità e dignità al destino degli ultimi. Questo è un libro sugli ultimi ed è a loro che è dedicato, perché su di loro si è costruita l’ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente, dunque anche del mio.”

About Emanuele Spano

Sono nato a Cagliari il 2 Gennaio 1998, ho un fratello maggiore e uno minore e una sorella. Gli sport che ho maggiormente praticato sono atletica leggera e pallacanestro. Ho frequentato il liceo scientifico Pitagora. I miei interessi comprendono la ricerca, la politica, il cinema e i videogiochi.

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