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Raid Roma-Tokyo: Intervista all’Ingegnere Claudio Turella

Raid Roma-Tokyo: Intervista all’Ingegnere Claudio Turella

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Raid Roma-Tokyo: Intervista all'Ingegnere Claudio Turella
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Ai microfoni di Unica Radio l’ingegnere Claudio Turella, membro del Comitato Promotore del cinquantenario del Raid Roma-Tokyo.

 

Raid Roma-Tokyo: l’inizio

L’incredibile e memorabile impresa del raid Roma-Tokyo ebbe inizio nel 1919. Dall’idea del poeta aviatore Gabriele D’Annunzio di effettuare un volo dall’Italia al Giappone. Il progetto venne accettato dalla Direzione Generale d’Aeronautica. Anche se, rispetto a quanto previsto da D’Annunzio, introdusse qualche variazione al programma.

Fu così che il 14 febbraio 1920, alle ore 11:00, con il decollo dei due biplani SVA 9 dal campo di Centocelle, ebbe inizio quello che sarà ricordato negli anni come il raid Roma – Tokyo. Un primato che verrà conquistato con l’arrivo nella capitale giapponese il 31 maggio 1920 dopo un percorso di oltre 18.000 km in 112 ore di volo.

Gli equipaggi erano formati dai piloti Arturo Ferrarin e Guido Masiero con i rispettivi motoristi Gino Cappannini e Roberto Maretto. Lo SVA, era un aeroplano di legno e tela. Naturalmente a bordo non c’era la radio, la velocità si manteneva sensorialmente e il pilota conduceva la navigazione unicamente con l’ausilio di orologio e bussola.

I cinquant’anni della memorabile impresa

Il 15 novembre 1970, atterrava all’aeroscalo Haneda di Tokyo il velivolo Siai Marchetti S.205. Pilotato da Mario Panvini Rosati (1935-1997), con il cine
reporter della RAI Giancarlo Zane (1935) come compagno di viaggio. La lunga trasvolata, circa 19.000 km, era stata compiuta in 26 tappe e 90 ore di volo complessive.

I protagonisti intesero ripercorrere quel “ponte”, auspicato fin dai primi decenni del secolo scorso da Gabriele d’Annunzio. Tra la capitale del nostro Paese e quella del paese del Sole Levante.

“Mario Panvini Rosati era senza dubbio spinto dalla curiosità e dalla voglia di avventura” dice l’ingegnere Claudio Turella, membro del Comitato Promotore del cinquantenario del Raid Roma-Tokyo.

“Per lui era quasi l’unico modo per arrivare in Giappone e visitare questo paese che lo attraeva molto”- continua- anche con l’intenzione di vedere come erano cambiati quei fantastici luoghi, soprattutto in seguito agli eventi post bellici”

Un contribuito al progresso del volo e dell’aviazione

La trasvolata di mezzo mondo verso Est costituì la dimostrazione dell’eccellente industria aeronautica nazionale. Da sempre essa realizza
aeromobili affidabili. Come infatti l’impresa di Mario Panvini Rosati ha confermato.

“All’epoca si dimostrò che anche un privato con modesti mezzi a disposizione aveva la possibilità di raggiungere mete così lontane”. “Dimostrò che si poteva attraversare il globo.” dice Claudio Turella. “Andare dall’altra parte del mondo, con aerei di uno o due motori a pistoni”. 

Panvini Rosati infatti è stato tra i pochissimi piloti civili ad aver ricevuto una medaglia dallo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare. In particolare per il coraggio e gli sforzi affrontati per raggiungere il Giappone con un monomotore leggero a elica.

I rapporti tra Italia e Giappone, consolidati dopo il raid Roma-Tokyo

Le affinità e i legami tra i due popoli, benché geograficamente distanti, sono ben saldi. E sono stati costantemente sviluppati dall’avvio della Fondazione
“Italia Giappone”.

“Certamente c’è una tradizione avviata proprio dal nostro Gabriele D’annunzio negli anni 20”.  “Un filo conduttore” che unisce i due paesi, sugellato dalla fondazione Italia Giappone, che continua a mantenere il forte legame tra i due paesi. 

É una bellissima storia italiana, appassionante ed emozionante”, conclude Claudio Turella. Una destinazione verso un paese che ci ama e verso il quale noi siamo attratti.” Due paesi con un’importante  tradizione millenaria che li contraddistingue”. 

About Noemi Dessì

Ho 21 anni e sono una studentessa di Scienze della Comunicazione. Mi piace ascoltare musica,leggere, guardare film e serie TV.....ma sopratutto scrivere!

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