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Studio: -4% emissioni entro 2030 con proteine alternative

L’ultima edizione dell’analisi di Bcg e Blue Horizon ‘Food for Thought’ sulle proteine alternative

Entro il 2035, le proteine ​​alternative rappresenteranno l‘11% del consumo proteico globale e, grazie ai progressi tecnologici di investitori e autorità, potrebbero consumare fino al 22% del mercato globale nello stesso periodo, decarburando 2,2 gigatoni CO2e. Si tratta del il 4% delle emissioni già entro il 2030. Se le proteine ​​alternative dovessero sostituire completamente l’intero mercato delle proteine ​​animali, le emissioni globali sarebbero ridotte di 6,1 gigatoni CO2e, ovvero l’11% delle attuali proiezioni delle emissioni per il 2030. E’ quanto emerge dall’ultima edizione dello studio di Bcg e Blue Horizon ‘Food for Thought: The Untapped Climate Opportunity in Alternative Proteins’.

“Se supportate dalla tecnologia, dagli investimenti e dalle autorità di regolamentazione, le proteine alternative hanno margine per raddoppiare la propria quota di mercato, sempre entro il 2035. Questo non ci stupisce considerando i passi da gigante fatti da questo tipo di prodotti in termini di accettazione da parte dei consumatori”, ha spiegato Lamberto Biscarini, Managing Director e Senior Partner di Bcg.

L’indagine, condotta su 3.700 intervistati in sette paesi ha rilevato che il miglioramento del valore nutritivo, del gusto e del prezzo era essenziale per aumentare la domanda. Se vengono rimosse le maggiori restrizioni per i consumatori su questi prodotti, la percentuale di intervistati che consuma esclusivamente o prevalentemente proteine ​​alternative aumenterà dal 13% al 27%, mentre il numero di chi le bilancia con quelle tradizionali aumenterebbe di quasi un terzo.

Il passaggio alle proteine alternative

Oltre all’apprezzamento dei consumatori, ci sono altri fattori che hanno contribuito allo sviluppo di questo settore. Secondo il Good Food Institute, il capitale di rischio investito in proteine ​​alternative è cresciuto del 124% anno su anno, da 1 miliardo di dollari nel 2019 a 5 miliardi di dollari nel 2021. Aumentano anche gli investimenti in aziende specializzate in nuove tecnologie come le proteine da fermentazione (+137% dal 2019 al 2021) e a base di cellule animali (+425%).

Nel rapporto Food for Thought del 2021, Bcg ha stimato che il passaggio alle proteine alternative farà risparmiare 1 gigatone (Gt) di CO2 entro il 2035, ossia circa 0,85 Gt di CO2 equivalente (CO2e) a livello mondiale entro il 2030. Se le proteine ​​alternative raggiungessero una quota di mercato del 22% entro il 2035, si potrebbe ottenere una riduzione di 2,2 Gt di CO2e entro il 2030, pari a un potenziale risparmio compreso tra 100 e 160 miliardi di dollari. Infine, la sostituzione dell’intero mercato delle proteine ​​animali potrebbe ridurre le emissioni globali di gas serra di oltre 6 Gt CO2e e potenzialmente risparmiare 303-484 miliardi di dollari.

“Questi dati rendono chiaro che si tratta di una grande opportunità per il settore alimentare: gli investimenti nelle proteine alternative producono un impatto del capitale impiegato (Ioce) superiore a quello che possono ottenere i corrispondenti investimenti di decarbonizzazione in altri settori ad alta emissione, come ad esempio il passaggio alle pompe di calore negli edifici più vecchi”, continua Biscarini.

Informazioni tratte da: Studio: -4% emissioni entro 2030 con proteine alternative – Adnkronos.com

About Michela Noga

Studentessa del III anno di Lingue e Comunicazione residente a Oristano. Studio inglese e cinese e ho una grande passione per la danza sportiva. Aspiro a lavorare in un contesto internazionale.

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