Matteo Gabbianelli, leader della band, presenta il nuovo singolo “Il segreto di Giulio”. E sulla propria musica spiega: “Le cose scontate mi rompono le palle”.
Sabato mattina, quartiere San Paolo, Roma sud. Il sole illumina e riscalda la Capitale e scegliamo di incontrare Matteo Gabbianelli, voce e anima dei Kutso, a Parco Ricciardi. Siano a due passi dalla Basilica di San Paolo, una delle quattro basiliche papali di Roma, la seconda più grande dopo quella di San Pietro in Vaticano. Il parco è un punto di riferimento per gli universitari della zona che ogni mercoledì si radunano a fine lezioni per qualche cocktail e per raccontare le proprie (dis)avventure studentesche. Insieme a Matteo ci accomodiamo in una delle panchine in legno del parco, segnata dal tempo e dai racconti dei passanti.
I Kutso presentano il nuovo singolo e videoclip Il segreto di Giulio, ultimo estratto dall’album Che effetto fa. La canzone è una raffinata provocazione, mascherata da brano dance anni 90. Nel mondo della musica si parla spesso di messaggi, poesia e linguaggio, ma quando arriva il momento di misurare il valore di un progetto musicale, si contano solo i sold out. I Kutso si chiedono: che fare, quindi? La soluzione potrebbe essere quella di conquistare il pubblico delle donne, l’unico capace di riempire palazzetti, trascinando i propri partner e gli aspiranti tali. Sembrerebbe il crollo delle idee forti, la vittoria dei modelli artistici fondati solo sull’ammiccamento. I Kutso, però, non danno giudizi. Lasciano che il desiderio di “qualcosa di più” riemerga da solo, una volta finito di ballare Il segreto di Giulio.
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