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Il mercato del lavoro
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Il mercato del lavoro e piccole imprese

Il mercato del lavoro in Sardegna e l’impegno delle piccole imprese,  muovono verso l’uscita dal tunnel della crisi, anche se in ritardo rispetto alla media nazionale e alla situazione di altre regioni.

Il mercato del lavoro e l’impegno delle micro-piccole realtà, spingono per l’uscita della Sardegna dal tunnel della crisi. Mameli (Confartigianato Sardegna): “In ritardo rispetto agli altri ma il sistema recupera”. Cresce il numero delle figure professionali
introvabili e stagionali. Negativi i dati sull’utilizzo
dell’apprendistato nelle imprese.

Il mercato del lavoro in Sardegna si muove verso l’uscita dal tunnel della crisi, anche se in ritardo rispetto alla media nazionale e alla situazione di altre regioni. L’Isola ha, infatti, recuperato più del
76% dei posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni, percentuale che non prende in considerazione i contratti stagionali.

Gli ultimi dati Istat, elaborati dell’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPI, mettono in luce una ripresa, rispetto agli anni più bui, distante 2,3% punti percentuali dai massimi pre-crisi: nel 2008 il tasso di occupazione nell’Isola era del 52,3%, si è poi
toccato il fondo nel 2013 con il 48,3% mentre alla fine del 2017 l’indice è risalito al 50,5%.

Secondo l’analisi, in Italia solo sei regioni gistrano oggi un tasso di occupazione superiore a massimi di 10 anni fa: si tratta di Bolzano (+2,5% sul 2008), Trento (+0,9 punti), Lazio e Toscana (+0,7 punti),
Lombardia (+0,4 punti) e Friuli Venezia Giulia (+0,3 punti). La Sardegna, che occupa il 16esimo posto, si lascia alle spalle solo Calabria, Sicilia, Marche, Umbria e Molise.

Il dossier segnala anche come, a livello nazionale, le piccole imprese siano state artefici del 65,6% delle assunzioni nel biennio 2015-2017, con un tasso di creazione di posti di lavoro del 3,8%, quasi doppio
rispetto a quello al 2,0% delle medie-grandi.

“Non c’è di certo da esaltarsi perché si deve ancora recuperare la pesante caduta subita in questi ultimi anni – chiarisce subito Stefano Mameli, Segretario Regionale di Confartigianato Sardegna – ma i dati
ci dicono che il gap, da colmare rispetto ai massimi pre-crisi, si sta pian piano assottigliando; è importante sottolineare che non parliamo di lavoro stagionale, come per esempio quello estivo, ma di posizioni
stabili. Insomma, il ciclo di ripresa del mercato del lavoro, nonostante le difficoltà, vede qualche importante segnale di resilienza anche nella nostra regione

“L’elemento positivo – continua Mameli – è il fatto che le micro e piccole imprese, anche a livello nazionale, siano le protagoniste della ripresa con un tasso quasi doppio rispetto alle medio-grandi: sostenere le piccole realtà imprenditoriali va quindi di pari passo con il recupero del mercato del lavoro”.

“Prendere coscienza, quotidianamente, di quello che le attività artigiane e le piccole e medie imprese rappresentano per il territorio isolano – rimarca il Segretario – è importante non tanto per gli imprenditori, che sanno quello che fanno e che vogliono fare, quanto per le Istituzioni che con numeri alla mano possono rendersi conto di quanto la linfa imprenditoriale sia un humus da coltivare con
attenzione”.

In Sardegna, nel 2018, da parte delle imprese è calato l’utilizzo dell’apprendistato. Secondo una recentissima indagine nazionale di Confartigianato, nella nostra Isola ogni 100 rapporti lavorativi under 30 attivati, solo 6,7% sono relativi a questo, percentuale che pone la regione al penultimo posto nazionale prima solo del Molise con 6,4%.
In testa, al contrario, l’Umbria dove si contano 18,5 nuovi rapporti di apprendistato ogni cento nuovi rapporti attivati per under 30; seguono la Toscana con 16,2 il Veneto con 15,6 le Marche con 15,4 e il
Piemonte con 14,5. Tutto contro la media nazionale del 12,5%.

“Anche nell’Isola c’è una forte necessità di mantenere allineata la qualità dell’offerta e della domanda di lavoro – sottolinea Mameli – per questo chiediamo che venga rifinanziata Legge Regionale 12 del 2001, che mette a disposizione incentivi per le assunzioni degli
apprendisti artigiani. Questo sostegno, servirebbe al rilancio di questa “palestra” in cui i giovani lavorano e studiano”.

In tale contesto, le ultime analisi di Unioncamere, di luglio e agosto, mettono in luce come, nonostante la “fame” di posti di lavoro, ben 19 figure professionali artigiane risultino difficili da trovare.

In particolare parliamo di Tecnici programmatori (difficoltà di reperimento del 57,0%), Tecnici esperti in applicazioni (55,6%), Analisti e progettisti di software (55,5%), Tecnici meccanici (55,3%), Elettrotecnici (54,9%), Ponteggiatori (53,7%), Altre professioni
tecniche della salute (52,3%), Tecnici della produzione e preparazione alimentare (51,9%), Attrezzisti di macchine utensili e professioni assimilate (51,4%), Sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai (51,1%), Ingegneri energetici e meccanici (50,8%), Tecnici elettronici (50,6%), Operai addetti a macchinari per la filatura e la bobinatura (50,2%), Saldatori e tagliatori a fiamma (48,8%), Disegnatori industriali e professioni assimilate (47,1%), Conciatori
di pelli e di pellicce (44,4%), Specialisti di saldatura elettrica e a norme ASME (44,1%), Operai macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali (43,2%) e Tecnici della produzione manifatturiera (43,1%). In modo specifico per i mesi estivi, Unioncamere sottolinea la mancanza anche di estetisti, addetti alla ristorazione e tante altre figure legate al turismo.

Le tipologie professionali su cui si concentra la mancata corrispondenza (mismatch) tra domanda e offerta sono influenzate dalla crescita degli nvestimenti sostenuti dal piano “Impresa 4.0”
finalizzato a consolidare la crescita degli investimenti in innovazione e a elevato contenuto digitale: nel 2017 il volume degli investimenti fissi lordi diversi dalle costruzioni cresce del +6,1% a fronte di un aumento dell’1,5% del PIL.

“Prendendo con estrema cautela i dati sul mancato incontro tra offerta e domanda di lavoro anche nella nostra regione – sottolinea Mameli – i dati confermano ciò che diciamo da anni ovvero che le figure più
ricercate sono quelle più professionalizzate, che si parli di manifattura o che si tratti delle professioni legate alla cura della persona o alla ristorazione o all’agroalimentare in genere”. “Però – continua – quando si parla di lavoro e di assunzioni, la nostra
Associazione non può essere che contenta. Ci rammarica solo il fatto, però, che molti siano impieghi stagionali legati all’estate ai flussi turistici, quindi non stabili”. “La realtà ci suggerisce anche come sia necessario, oggi più che mai, ripartire da una formazione approfondita e specializzata – conclude Mameli – per offrire risposte efficaci alle imprese e per preparare i giovani ad entrare in un mercato del lavoro che richiede competenze sempre più specifiche.
Tutto questo per andare oltre le stagioni di punta e i settori che lavorano solo pochi mesi l’anno”.

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