Il progetto SaffronKeira raccontato ad Unica Radio dal musicista techno Eugenio Caria
La parola eleganza potrebbe essere eretta a chiave di lettura principale e fondamentale dell’opera di SaffronKeira. Una dote innata, un tratto somatico, e contemporaneamente un obiettivo perseguito con minuzia nel contesto di una ricerca estetica che ha sempre succeduto l’elaborazione di una sostanza massiccia. Potremmo immaginare Eugenio Caria come uno scultore del suono e interpretare facilmente il suo metodo come un procedere per accumulazione (di spunti, idee, ipotesi) prima e per sottrazione (“levigazione” estetica) subito dopo. Un approccio al tempo stesso rigoroso e spontaneo, impostato su binari ben definiti ma le cui direzioni sono strutturalmente molteplici.
Se il passato techno era emerso nel retroterra del folgorante debutto “A New Life”, salvo poi far posto a un formalismo esasperato nel successivo “Tourette”, in questo “Synecdoche” l’attitudine si ripresenta, risemantizzata in un contesto che ha però ben poco a che vedere con la cassa e il 4/4. Caria firma il suo album più “aperto” e poliglotta, sperimentando una miriade di soluzioni tenute nel cassetto a maturare. Il suo lavoro più corale, a partire dalla scelta di ospitare in quasi tutti i brani (due su nove le eccezioni) un diverso collaboratore, ciascuno affine per determinate caratteristiche all’estetica griffata SaffronKeira ma al tempo stesso lontano il giusto a livello di sonorità.