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Caro Energia,impatto devastante a rischio chiusura il 13,6% delle imprese

Energie rinnovabili e sviluppo locale: le opportunità per la Sardegna contro il Caro Energia

Puntare sulla diffusione delle comunità energetiche e “sfruttare” le superfici dei capannoni industriali e artigianali per l’autoproduzione e l’autoconsumo con l’istituzione di un credito di imposta del 50% per le spese sostenute per l’installazione di impianti di autoproduzione da FER fino a 200KW.

Nel 2020 i consumi energetici regionali ammontano a circa 27.000 Gwh: il settore residenziale rappresenta circa il 25% del totale, il terziario il 10%, il settore trasporti circa il 40%, il settore industriale il 25%.

La produzione di energia elettrica regionale nel 2020 ammonta a 13.145 Gwh: il 74% attraverso centrali termoelettriche o impianti di cogenerazione alimentati a fonti fossili o bioenergie; segue la produzione attraverso impianti eolici (14% della produzione totale), la produzione da impianti fotovoltaici (9%) e infine la produzione da impianti idroelettrici (3%).

Nel 2000 la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER) era pari al 3%, nel 2020 arriva a pesare il 25% della produzione complessiva: dei 3.704 Gwh prodotti complessivamente nell’isola 1.677 da fonte eolica e 1.154 da fotovoltaico.

Nel 2020 erano presenti nell’isola 40.343 impianti FER (il 4,3% del totale in Italia) di cui 39.690 impianti fotovoltaici, 594 impianti eolici e 18 di produzione da fonte idrica e 41 da bioenergia. Essi producono oltre 3.700 Mw, il 3,3% del totale nazionale. Il prezzo dell’energia elettrica per un consumatore domestico tipo è passato da 16,6 euro per KWh del terzo trimestre 2020 a 41,5 terzo 2022: + 150%.

Come contrastare il caro Energia

La diffusione di impianti FER, portata avanti anche attraverso la diffusione delle comunità energetiche previste dalla Direttiva Europea RED II, potrebbe incidere positivamente sulle piccole comunità locali della Sardegna.

Tomasi e Porcu (CNA): Puntare su una sempre maggiore diffusione della produzione di energia da fonti rinnovabili e applicare queste tecnologie al supporto di politiche di sviluppo di comunità urbane sostenibili, utilizzando le superfici esistenti a uso produttivo (capannoni industriali e artigianali), consentirebbe di tutelare l’ambiente, risparmiare sui costi dell’energia, creare partnership tra i diversi stakeholders del territorio riducendo la dipendenza energetica e riducendo i costi non più sostenibili per imprese e famiglie.

La diffusione massiccia di fonti energetiche rinnovabili, grazie anche alla diffusione delle comunità energetiche, potrebbe incidere positivamente sulle piccole comunità locali della Sardegna limitando l’impennata dei costi dell’energia che sta incidendo particolarmente su imprese e famiglie. Il prezzo dell’energia elettrica per un consumatore domestico tipo è infatti passato da 16,6 euro per KWh del terzo trimestre 2020 a 41,5 nel terzo 2022: un aumento di circa il 150%. È quanto si evince da un recente dossier del Centro Studi della Cna Sardegna che analizza l’andamento di consumi energetici e l’andamento della produzione nell’isola negli ultimi anni.

Le conferme preoccupanti dalle statistiche

L’analisi dei dati degli ultimi 20 anni fa capire come la produzione di energia da fonti rinnovabili abbia acquisito una progressiva importanza nella nostra regione passando dal 3% della produzione complessiva nel 2000 al 25% nel 2020. Un’ottima opportunità per aumentare ulteriormente questa percentuale può essere rappresentata oggi dalle “comunità energetiche rinnovabili” previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE) e introdotte in Italia dal Decreto Milleproroghe 162/2019: si tratta di associazioni tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.

Fonti energia rinnovabile

“Il vantaggio dello sviluppo delle FER riguarda i tempi rapidi per rispondere alla crisi energetica – commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna –: se la realizzazione dei progetti di infrastrutturazione connessi alla metanizzazione dell’Isola prevede tempi decennali, la diffusione di impianti FER si realizza in tempi minori grazie al coinvolgimento di una platea molto più ampia di soggetti (privati cittadini, imprese, amministrazioni pubbliche). Inoltre, grazie al principio dell’autoconsumo i benefici sarebbero immediati per i portafogli dei consumatori, ovvero famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche coinvolte in progetti di comunità energetiche.

Lo sviluppo delle comunità energetiche, inoltre, avvierebbe progetti di sviluppo economico di cui beneficerebbero le imprese locali, installatori, imprese di costruzioni, artigiani e professionisti”.
L’impatto del caro energia è devastante negli effetti che produce sul tessuto produttivo; se a fine 2021 – proseguono Tomasi e Porcu – una ricognizione effettuata dal centro studi della nostra Confederazione sulle imprese associate aveva rilevato che le piccole aziende a rischio chiusura a causa del caro energia erano il 6,8%, mentre il 10,6% dichiarava che avrebbe dovuto deve ridurre l’attività, oggi con la sostanziale duplicazione dell’impatto energetico sui costi aziendali si stima che il 13,6% non è più in grado di proseguire l’attività e il 21,2 è costretta a ridurre l’attività e conseguentemente anche l’occupazione;

Produzione fotovoltaica

La produzione fotovoltaica – proseguono i vertici CNA – potrebbe crescere molto e in tempi rapidi senza consumare suolo se solo si valorizzassero le superfici oggi disponibili di gran parte dei “capannoni” industriali e artigianali che potrebbero essere destinati all’autoproduzione e all’autoconsumo all’interno delle aziende incentivate da un credito di imposta che CNA propone nella misura del 50% delle spese sostenute per l’installazione di impianti di auto-produzione da FER fino a 200 kW; puntare su una sempre maggiore diffusione della produzione di energia da fonti rinnovabili e applicare queste tecnologie al supporto di politiche di sviluppo di comunità urbane sostenibili, promuovendo l’autoproduzione e l’autoconsumo delle attività produttive consentirebbe di tutelare l’ambiente, risparmiare sui costi dell’energia, creare partnership tra i diversi stakeholders del territorio riducendo la dipendenza energetica e i costi non più sostenibili per imprese e famiglie”.

scritto da Michela Noga su Unica Radio