Oggi, lunedì 20 giugno alle 19, al Foyer del Teatro Massimo di Cagliri, la poetessa e scrittrice Savina Dolores Massa, con “Voltami”, racconta la storia della scultrice Ophelia Andersen impegnata a Parigi. Sullo sfondo di un’Europa sconvolta e segnata dagli effetti del primo conflitto mondiale.
Il potere dell’arte di ricreare la bellezza e l’armonia. Di trasfigurare la materia, contro i disastri della guerra. Savina Dolores Massa, con la sua opera, edita da Il Maestrale, cerca di restituire una faccia e quindi un’identità alle vittime sfregiate durante la battaglia. La parola all’autrice oggi alle 19, nel Foyer del Teatro Massimo di Cagliari in una conversazione con Gianni Usai e Francesca Spano.
Il tutto in un nuovo appuntamento letterario sotto le insegne del CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna in collaborazione con la Libreria Edumondo, nell’ambito del progetto Legger_ezza 2022 / Promozione della Lettura, racconterà l’ispirazione e la genesi di un libro affascinante, pieno di poesia.
Savina Dolores Massa, nasce e vive a Oristano in Sardegna. Scrittrice di narrativa, poesia, testi teatrali, regista, cantora. Operatrice culturale. Cura laboratori di scrittura creativa e di propedeutica alla lettura orale. Collabora da anni con il Centro di Salute Mentale, la Biblioteca Comunale, il Centro Servizi Culturali della sua città. È presente in numerose antologie di racconti e di poesie.
Con Il Maestrale ha pubblicato i romanzi: Undici (2008, nella rosa dei finalisti al Premio Calvino 2007); Mia figlia follia (2010, tradotto in Francia); Cenere calda a mezzanotte (2013); Il carro di Tespi (2016); A un garofano fuggito fu dato il mio nome (2019); Lampadari a gocce (2020). Sempre per Il Maestrale sono usciti i racconti Ogni madre (2012) e le due raccolte poetiche: Per assassinarvi-Piacere siamo spettri (2016); E adesso chiediti perché sei rimasta sola (2021). “Voltami” è il suo nuovo romanzo.
“Voltami”
L’opera è incentrato sull’intuizione di un’artista che anticipando i risultati della più moderna chirurgia estetica inventa una tecnica peculiare creando delicate maschere di rame, con cui i reduci confinati nel ruolo di “mostri” e emarginati e isolati dalla società, respinti o nascosti dalle loro stesse famiglie a causa del loro aspetto possono riacquistare una fisionomia umana, senza più incutere paura, e sfuggire a una triste condanna mai pronunciata ma sofferta e reale, feriti due volte, nel viso e nell’anima, monito vivente e simbolo dell’orrore della Grande Guerra.
Nello stile raffinato e immaginifico dell’autrice oristanese, emerge vivida la figura di una moderna eroina, un’americana formatasi all’Accademia di Belle Arti a Parigi con il sogno di diventare una scultrice, nella fervida temperie culturale dei primi del Novecento, poi richiamata dal padre con un telegramma e venuta in contatto durante la lunga traversata con il dolore e le speranze dei tanti emigranti, attratti dal miraggio del nuovo mondo.
Un viaggio insieme reale e metaforico in cui la giovane donna affronta direttamente per la prima volta la realtà della sofferenza e della povertà, prende coscienza delle ingiustizie e delle discriminazioni, della sua condizione di privilegiata, sia pure nella rinuncia almeno temporanea alle sue ambizioni per rientrare in patria e andare incontro al suo destino, in parte scritto e determinato alle sue origini, assecondando le aspettative.