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Donne nella storia

Donne: prime volte nella storia dalla letteratura allo sport

Grazia Deledda

 

Nel nostro tempo più di ieri, diventa interessante valorizzare il lento, faticoso, ma pur sempre bel cammino dell’emancipazione femminile, raccontando le prime volte delle donne nella storia.  A partire dalla nostra conterranea Grazia Deledda

Se si apre una qualsiasi storia della letteratura, non solo italiana, la presenza di figure femminili è sensibilimente inferiore rispetto a quella dei colleghi maschi.

Da una recente statistica, emerge che sono  circa il 30%, solo dal 6 al 12% figurano negli indici delle antologie. La figura femminile in qualità di madre, moglie è sempre stata un tema privilegiato della letteratura, ma sempre raccontata dall’uomo.
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Eppure, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, e anche prima in certi ambiti sociali, cominciano a occuparsi con maggior frequenza dell’attività letteraria e intellettuale. Sono donne di cultura animatrici di salotti dove nascono nuove tendenze culturali.

Grazia Deledda: tra le donne del passato,unico premio nobel

Grazia Deledda nasce a Nuoro il 27 settembre 1871. Frequenta solo le scuole elementari, ma l’ambiente familiare nel quale cresce le consente di studiare l’italiano, il francese e di coltivare i suoi interessi per la cultura. Appassionata lettrice, da giovane inizia a scrivere racconti. Nel 1900 si trasferisce a Roma dove risiederà sino alla morte. A 21 anni pubblica il suo primo romanzo Fior di Sardegna. Nel 1913 esce il suo capolavoro, Canne al vento, in cui pone al centro la fragilità dell’individuo travolto da un destino cieco e crudele. 

Prima e unica italiana a aver ottenuto  nel 1926 il Premio Nobel per la letteratura,  riconoscimento che in principio non ottenne un riscontro positivo.

La Sardegna è il paesaggio geografico e culturale in cui ambienta le sue storie  nella sua scrittura.

“Io scrivo ancora male in italiano, ma anche perché ero abituata al dialetto sardo che è per se stesso una lingua diversa da quella italiana”, così commenta Grazia Deledda. In realtà la sua scelta è cosciente e voluta, rivendicando il suo bilinguismo.


L’intento della Deledda, spesso, finisce con l’approdare ad un linguaggio scarno, soprattutto in quei scritti giovanili e alcuni attribuiscono questo risultato a quell’ansia che potremmo definire “da prestazione” nel dover maneggiare contemporaneamente due lingue : l’italiano ed il sardo.

Secondo altri critici, invece,questo linguaggio non propriamente fluido deriva dal pensare in sardo e il tradurre in italiano. In alcuni punti delle sue opere si può chiaramente scorgere come vengano utilizzati dei veri e propri “sardismi”, soprattutto quando mancano corrispondenti in italiano. La scrittrice non ha problemi a marchiare di lingua sarda in maniera consapevole.

About Isabella Murgia

Isabella Murgia nata a Sassari, ma vivo a Cagliari dalla quinta elementare. Diploma di Liceo scientifico, laurea triennale in filosofia. Passione per il giornalismo e l'informazione.

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