Un’altra “pietra miliare” è stata raggiunta per quanto riguarda l’informatica quantistica. Come rileva il nuovo comunicato apparso sul sito dell’Università di Bristol.
Nello studio, pubblicato su Physical Review B, i ricercatori mostrano come particolari algoritmi quantistici meglio ottimizzati potrebbero risolvere il modello di Fermi-Hubbard sui futuri computer quantistici. Si tratta di un modello fisico che attualmente anche i più potenti supercomputer non riescono a risolvere. E che probabilmente potrebbe essere risolto proprio con il supporto della informatica quantistica.
Modello di Fermi-Hubbard
Si tratta di un modello molto importante della fisica della materia condensata. E uno dei capisaldi concettuali della superconduttività ad alta temperatura. Proprio il modello di Fermi-Hubbard sarà uno dei campi di ricerca principali in cui saranno maggiormente utilizzati i futuri computer quantistici.
Bisogna concentrarsi anche sugli algoritmi e sulle ottimizzazioni software
Attualmente ci sono team di scienziati che hanno rivelato di aver ottenuto la tanto famigerata “supremazia quantistica”. Ma il problema, affinché i computer quantistici possano essere realmente utilizzati anche solo nel comparto scientifico, sta anche nei software e negli algoritmi da autorizzare, come lascia intendere Ashley Montanaro, ricercatore a Bristol e uno degli autori dello studio. Il quale aggiunge: “La nostra ricerca si concentra su algoritmi e ottimizzazioni software per massimizzare la capacità dell’hardware quantistico e portare il calcolo quantistico più vicino alla realtà”.
Ecco perché si sono concentrati sulla risoluzione delle modello di Fermi-Hubbard, perché strategie simili avranno un impatto anche nel prossimo futuro per quanto riguarda l’informatica quantistica.
Presto o tardi, “il quantum computing arriverà”
“I risultati suggeriscono che l’ottimizzazione su circuiti quantistici con una profondità di gate sostanzialmente inferiore a mille potrebbe essere sufficiente per risolvere istanze del modello di Fermi-Hubbard oltre la capacità di un supercomputer. Questa nuova ricerca mostra una promessa significativa per le capacità di breve termine dispositivi quantistici. Migliorando i risultati di ricerche precedenti di circa un fattore 10”, spiega ancora il ricercatore.
Perché, presto o tardi, “il quantum computing arriverà”, come spiega Hartmut Neven, capo del Quantum Artificial Intelligence Lab di Google. Ed è per questo che è giunto anche il momento di interessarsi non solo all’hardware ma anche al software onde sfruttare quel determinato hardware.