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Lo sguardo e la memoria

Cineteca, per lo sguardo e la memoria si proiettano “Princesa” e “Umbras”

Prosegue la rassegna “Lo sguardo e la memoria. Il cinema della memoria e incontri con i registi”

Il prossimo appuntamento della rassegna a ingresso gratuito “Lo sguardo e la memoria. Il cinema della memoria e incontri con i registi” è previsto mercoledì 20 aprile 2022, alle 19 in Cineteca Sarda. Saranno proiettati, alla presenza degli autori, “Pricesa” di Stefania Muresu, regista di documentari e sociologa visuale, e “Umbras” del fotografo e regista classe 1972 Fabian Volti. Entrambe le opere sono del 2021

“Princesa” di Stefania Muresu

È una pellicola muta di 49 minuti che percorre città e periferie, luoghi sacri e approdi naturali, ritraendo feticci e antichi riti di un Mediterraneo che guarda al Sud. Princesa è giovane, nigeriana, arrivata in Sardegna attraverso i canali del human trafficking. Nell’isola esiste il sincretismo tra le credenze di un animismo primitivo, i culti cristiani e quelli recenti della chiesa evangelica nigeriana. Una leggenda calabrese narra della lotta tra il pescecane e il pesce spada, similitudine del conflitto interiore della protagonista, stretta dal vincolo di un giuramento formulato prima del viaggio tra due continenti, tra Africa e Europa.

Suor Regina opera nell’unità di strada e alla guida di un auto incrocia i fuochi notturni intorno ai quali stazionano e si prostituiscono donne destinate al mercato del sesso, alla periferia di una città. Da un’altra parte Julieth, pastora di una chiesa nigeriana, tiene una messa notturna con preghiere recitate fino ad entrare in una trance spirituale. Il volto della protagonista è lo specchio di un mondo interiore dominato dalla paura, distacco dalla propria terra e tentativo di riscatto. Princesa ha fatto una scelta, ma non è ancora libera. Il 9 marzo 2018 il Re dell’Edo State, in Nigeria, celebra una cerimonia e formula un editto; revoca i rituali e obbliga i sacerdoti tradizionali a non praticare più giuramenti che vincolano attraverso la maledizione del juju donne vittime di tratta.

Note di regia

Il desiderio del film nasce dall’incontro personale con Princesa e dalla volontà reciproca di lasciare un segno della sua storia e di molte altre donne nigeriane. L’ho conosciuta all’interno di una comunità di accoglienza per vittime di tratta a Cagliari; dopo essere fuggita dalla rete dei trafficanti che gestiscono in Italia il mercato della prostituzione e dello sfruttamento. Nei nostri incontri Princesa appare fugace, imprendibile e assorta in una ricerca che ci vede entrambe coinvolte.

La camera è un mezzo di dialogo, uno sguardo bidirezionale che raccoglie frammenti di vita tra la sua realtà e il mio immaginario; usata come una penna per scrivere che esplora un linguaggio filmico a metà tra il documentario e la ricerca visuale; inoltre che pratica una regia autoriale libera da scrittura e drammaturgia. L’utilizzo della pellicola super 8mm e 16mm mi ha aperto a una poetica nuova, a uno sguardo fuori dal tempo, alla leggerezza e flessibilità del filmare consentendomi di tracciare, una mappa visiva e sonora di una possibile storia – per quanto transitoria – intorno a Princesa.

“Umbras” di Fabian Volti

Narra in 16 minuti, la storia di un padre e di un figlio che si prendono cura del loro gregge di pecore. Le immagini d’archivio irrompono nel quotidiano, si uniscono ai gesti e ai suoni ancestrali, in un paesaggio alternato nello spazio e nel tempo. La voce fuori campo di un poeta narra gli sguardi perduti di fronte alla fiamma del focolare, le mani che non hanno conosciuto svaghi. Tra i silenzi reciproci, due generazioni si interrogano sui luoghi della memoria e gli inganni del presente. I due pastori entrano ed escono dalla porta dell’ovile, chiudendosi alle spalle pratiche e rituali, simbolo di resilienza antica che non ha ancora subito l’avvento della modernità.

Dal crepuscolo di una nuova alba, questo mondo potrà riprendere il verso giusto? Le pratiche agropastorali custodite nei filmati d’archivio antropologici e nei filmati di famiglia si intersecano alle immagini contemporanee in assenza di tempo, quasi non fossero trascorsi decenni tra i due momenti della ripresa, e a suggerire la permanenza antica di un mondo agropastorale che non ha subito l’avvento della modernità. La voce fuori campo di un poeta accompagna la narrazione del film, ponendo alle “lune capovolte” un interrogativo sugli inganni del presente.

Note di regia

Pur non provenendo dal mondo pastorale, avverto costante un’attenzione verso quel tratto culturale delle società antiche, che oggi solo certi pastori in Sardegna restituiscono vivendo intorno a noi. Durante le fasi progettuali e di ricerca sul campo per la realizzazione di un film più ampio dedicato al pastoralismo tradizionale in Sardegna, ho fatto un giro in bicicletta intorno a Sassari, la città in cui vivo, notando un piccolo ovile ai bordi di una collina denominata ‘la salita dei maiali’ nei pressi di Osilo, un piccolo paesino a nord dell’isola. Dopo qualche tempo sono tornato in quei luoghi immaginando di poter documentare con la telecamera qualcosa che non andava lasciato perdere. Ho incontrato un anziano padre e un giovane figlio, in un mondo silenzioso e di infinita semplicità e dignità.

Poi ho filmato poco e a distanza di tempo soltanto alcuni momenti del loro vivere intorno al loro piccolo e primordiale pascolo. Ho guardato i loro gesti e ascoltato i loro versi con attenzione, quasi come fossero delle tracce appartenenti a rituali di società remote. In quel periodo avevo avuto modo d’incontrare Gigi Angeli, un poeta con radici di Luras (Alta Gallura), in cui ho ritrovato nelle sue poesie la voce del tempo. Durante un nostro incontro lesse per me due poesie, Lunas Bortuladas e Umbras. Mi accorsi che le sue parole indicavano una direzione narrativa rispetto alla mia ricerca: la metafora delle “lune capovolte” rappresentava le pratiche residuali di genti resilienti in un territorio arcaico come l’isola di Sardegna, oggi tormentate “… dai veleni che sopraggiungono sempre di più raddensati”, dal presagio della modernità, dell’industrializzazione, dell’omologazione e trasformazione delle pratiche agropastorali e rurali tradizionali.

Le altre visioni

Nella rassegna si propongono film di autori in maggioranza sardi, che recuperano immagini di archivio eterogenei (cinema di famiglia e cinema ritrovato) e le rielaborano in nuovi progetti audiovisivi. Tutti gli incontri consistono nella proiezione dei film e nell’incontro con i registi che racconteranno i loro percorsi artistici in relazione ai nodi tematici dello sguardo e della memoria con cui si misurano nei loro progetti autoriali. I prossimi appuntamenti, sempre alle 19, vedono mercoledì 27 aprile 2022 l’opera del 2020 “Divinazioni” di Leandro Picarella e, mercoledì 4 maggio, “Dopo il futuro” di Antonio Sanna con l’intervento di Marco Zurru. Mercoledì 11 maggio tocca a “Sulle arie, sulle acque, sui luoghi di Vittoria Soddu, 2021 e “Aebatax!” di Helena Falabino, 2021 mentre mercoledì 18 maggio 2022 si proiettano “I morti di Alos” di Daniele Atzeni, 2011 e “Inferru” di Daniele Atzeni, 2019.

About Lorenzo Puddu

Sono nato a Cagliari, l'11 aprile del 1998. Studio presso l'università di Cagliari e sono iscritto al corso di laurea in scienze della comunicazione. Attualmente vivo a Selargius.

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