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Beta talassemia, a Luisa Anedda il premio “Alessandra e Valentina Marini”

Luisa Anedda, dottoressa in Medicina e Chirurgia, ha vinto la prima edizione del premio di laurea “Alessandra e Valentina Marini”, nato per incentivare medici e ricercatori a proseguire lo studio della beta talassemia

E’ stata vinta da Luisa Anedda la prima edizione del Premio di laurea “Alessandra e Valentina Marini”. Il riconoscimento è stato assegnato questo pomeriggio dal Rettore dell’Università di Cagliari Maria Del Zompo – a seguito della valutazione compiuta dall’apposita commissione – per la tesi discussa alla Facoltà di Medicina e chirurgia con Paolo Moi, docente della Facoltà, sul tema “Valutazione del rischio teratogeno dei ferrochelanti nella beta-talassemia: un’esperienza monocentrica”. Alla neodottoressa in Medicina e chirurgia vincitrice del Premio è andato un assegno di 1500 euro.

La cerimonia di consegna del Premio di laurea “Alessandra e Valentina Marini”, nato dall’iniziativa dei coniugi Franco – già docente dell’Ateneo – ed Elisabetta Marini per far conoscere ai più giovani e ai disinformati meno giovani la storia della beta talassemia major e dei soggetti sardi affetti da questa patologia, si è svolta nella Sala Consiglio di Palazzo Belgrano.

L’elaborato – oltre alla valenza scientifica sostenuta da una metodologia corretta e puntuale – è un indicatore prezioso del conseguimento dei livelli di studio raggiunti nell’ambito della patologia talassemica, e si addentra in un’indagine impensabile soltanto qualche decennio fa. La tesi riporta gli esiti di uno studio effettuato su due gruppi di pazienti talassemiche in gravidanza nelle quali la terapia chelante (considerata come variabile indipendente) era stata interrotta, nel primo gruppo, all’inizio della gravidanza o prima di essa e nel secondo gruppo dopo circa un trimestre dall’inizio. La variabile dipendente era rappresentata dalla frequenza e dalla tipologia di eventuali malformazioni congenite nei neonati del secondo gruppo di madri. Il test statistico utilizzato dalla dottoressa Anedda (regressione logistica) non ha evidenziato differenze significative tra i neonati dei due gruppi di madri.

Il Premio assegna un riconoscimento per incoraggiare le nuove leve di medici, ricercatori e personale sanitario avviate sulla scia dei loro maestri e predecessori che hanno spostato la finalità degli interventi dalla sopravvivenza a termine (anni ‘60/’70/‘80) alla prognosi aperta, e anche per far sapere ai rappresentanti eletti nelle sedi istituzionali e alle realtà formative ed economiche dell’isola che l’attività medica portatrice di speranze per la vita dei talassemici necessita di integrazioni irrinunciabili sul versante della formazione, non difformi da quelle di altri soggetti, nonché di un accompagnamento competente per l’avviamento e un primo ingresso nel mondo del lavoro.

“Col raggiungimento di questi obiettivi – spiegano i promotori – i talassemici non saranno più considerati solo come “soggetti da prendere in carico”, bensì soprattutto come cittadini capaci di contribuire al composito vivere civile dei giorni a venire”.

About Simone Cadoni

Classe 1993. Giornalista pubblicista, ha conseguito la laurea in Lingue e Comunicazione e un master in Giornalismo. Dai tempi dell'università collabora con Unica Radio, per cui si occupa della produzione di articoli e interviste.