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Archivio storico dell’ Eni: viaggio virtuale al suo interno

Si è svolta ieri una videoconferenza per raccontare la vastità e la fruibilità dell’archivio storico dell’Eni, disponibile sia on line, sia recandosi a Villa Montecucco

I responsabili hanno spostato l’ archivio a Villa Montecucco, nei pressi di Castel Gandolfo, nella prima metà del 2019. Un archivio che vanta molti primati, primo tra tutti l’ elevata facilità di consultazione dei reperti audiovisivi e fotografici, alcuni di notevole interesse storico antropologico.

All’ incontro virtuale hanno partecipato circa 70 persone.  Mario Rencrica, presidente dell’ Associazione pionieri e veterani di Eni (Apve), ha aperto i lavori. Egli – dopo i doverosi saluti e ringraziamenti – ha sottolineato l’ importanza dell’archivio per conoscere meglio il passato dell’azienda.

Poi la parola è passata a Lucia Nardi, responsabile delle iniziative culturali di Eni, che ha ricordato il valore formativo dell’archivio per i dipendenti Eni, tanto che nel percorso per diventare quadri è prevista una visita. L’archivio è 5 Km in metri lineari. Non è particolarmente vasto (Enel ha, per esempio, un archivio di 15 Km in metri lineari), ma è perfettamente ordinato . Chi di dovere ha archiviato ogni singolo reperto o documento secondo le regole della scienza archivistica. “Siamo uno degli archivi più consultabili tra le aziende industriali”. Questo ha detto con fierezza la Nardi, che lavora a questo progetto dal 2003, quando è entrata nel gruppo, dopo un passato in Fiat e Telecom.

Nel 2003 l’archivio si trovava nello scantinato sotto la mensa del palazzo Eni dell’Eur ed era “conservato” in scatole e faldoni. Ora invece si trova in quella che un tempo era la foresteria di villa Montecucco, in camere a prova di incendio. ”Siamo un archivio privato – ha spiegato la Nardi – ma alla fine degli anni 90 la soprintendenza ha fatto all’Eni la notifica di notevole interesse storico, questo significa che non è possibile venderlo e neanche spostarlo, senza prima chiedere il permesso”.

Donazioni

L’ archivio nel corso degli anni si è anche arricchito delle donazioni fatte dagli ex dipendenti, come quelle di Giuseppe Accorinti, che ha elargito la sua collezione personale su Enrico Mattei, la quale va dai più piccoli ritagli di giornali all’oggettistica. A questo proposito la Nardi ha annunciato che il 27 ottobre prossimo uscirà postuma la quarta edizione del libro di Accorinti su Mattei “Io c’ ero”, che contiene le evoluzioni più recenti della teoria dell’ attentato, che portò al tragico incidente aereo di Bescapè nel 1962.

Il contenuto dell’ archivio

La parte più preziosa dell’ archivio è quella che contiene 500.000 fotografie e 6.000 audiovisivi. Gran parte di questo materiale è fruibile liberamente on line, così come le riviste digitalizzate del “Gatto Selvatico” ed “Ecos”, nonchè tutti i verbali del consiglio. Chi di dovere ha mandato i documenti meno godibili, quelli che riguardano le questioni più burocratiche, in remoto. La digitalizzazione dell’archivio è stata per buona parte imposta dallo sbiadire della carta chimica.

Il presente

Quanto al presente, la Nardi ha raccontato che l’archivio ogni anni si arricchisce di circa 150 metri lineari cartacei. Purtroppo però così molti documenti digitali vanno perduti. Sul tema, qualcuno ha segnalato il problema di un vuoto per quello che riguarda i sistemi di archiviazione della memoria elettronica. “Da questo punto di vista c’è un rischio di dispersione della memoria storica”, ha avvertito la Nardi.

About Stefano Conti

22 anni. Vive a Gonnosfanadiga. Studente di beni culturali presso l' università di Cagliari. Diplomato al liceo linguistico E. Piga di Villacidro nel 2017. Inizia li studi universitari nel 2017. Ama ascoltare musica, guardare serie tv, leggere, scrivere (ha pubblicato 7 delle sue poesie nella raccolta "Le tue parole 6" della casa editrice Pagine).

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