Fisco, arriva il primo weekend senza tasse: il tax freedom day

Il 6 giugno è scattato in Italia il “tax freedom day”: secondo la Cgia di Mestre, dopo oltre cinque mesi i contribuenti smettono simbolicamente di lavorare per pagare tasse e contributi, iniziando finalmente a guadagnare per sé. Un indicatore teorico ma utile a comprendere il reale peso del fisco italiano.

Nel 2025 il tax freedom day è arrivato il 6 giugno, segnando la fine simbolica del periodo in cui i cittadini lavorano unicamente per pagare le tasse. Lo ha comunicato l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha calcolato il giorno in cui un contribuente medio italiano, in teoria, termina di versare imposte e contributi e può finalmente considerare i propri guadagni come “liberi”. Questo significa che, nei primi 156 giorni dell’anno, il reddito prodotto è servito a coprire le numerose voci del carico fiscale italiano, come l’Irpef, l’Iva, le addizionali regionali e comunali, l’Irap, l’Ires, i contributi previdenziali e le tasse locali.

Il dato, seppur frutto di una simulazione teorica, aiuta a comprendere la pressione che il sistema tributario esercita su chi produce reddito nel nostro Paese. La stima si basa su due dati fondamentali: da una parte, il PIL italiano previsto per il 2025, pari a circa 2.256 miliardi di euro; dall’altra, le entrate tributarie e contributive attese, pari a 962,2 miliardi di euro. Dividendo il PIL per i giorni dell’anno e rapportandolo alle entrate fiscali, emerge che il cittadino ha lavorato fino al 6 giugno per lo Stato e solo da quel giorno può considerarsi fiscalmente “libero”.

Un indicatore teorico ma utile: ecco cosa racconta davvero il tax freedom day

Sebbene il tax freedom day non abbia alcun valore giuridico, resta uno strumento efficace per misurare la pressione fiscale percepita. Serve soprattutto a rendere più tangibile l’impatto del fisco nella vita di tutti i giorni, un tema che spesso rimane confinato tra percentuali e acronimi burocratici. È un esercizio utile a ricordare che la fiscalità italiana resta tra le più pesanti in Europa, anche per l’alta incidenza del cuneo fiscale e dell’evasione, che penalizzano chi le tasse le paga regolarmente.

Il confronto con altri Paesi europei, inoltre, rende evidente il divario: in Germania e Francia, ad esempio, il tax freedom day si registra mediamente a maggio. Questo spinge molti osservatori a richiedere un alleggerimento della pressione, in particolare sui redditi medio-bassi e sulle imprese. Secondo diversi economisti, una riforma strutturale del sistema fiscale, più semplice e più equo, potrebbe favorire la crescita e ridurre l’evasione.

In definitiva, mentre il weekend del 7-8 giugno segna il primo fine settimana del 2025 “libero dalle tasse”, è anche l’occasione per riflettere su quanto il lavoro dei cittadini sia assorbito da un sistema fiscale ancora troppo complesso e oneroso.

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