Uno studio americano lancia l’allarme: troppi prodotti e standard irrealistici minacciano la salute delle più giovani; i video virali sulla cura della pelle spingono le adolescenti a utilizzare troppi prodotti. La spesa media è alta, ma a crescere sono soprattutto i rischi dermatologici e psicologici.
La cura della pelle è diventata un rituale digitale per milioni di ragazze tra i 7 e i 18 anni, che si ispirano ai video TikTok della tendenza “Get Ready With Me”. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Pediatrics dalla Northwestern University Feinberg School of Medicine, l’impatto di questi contenuti è tutt’altro che positivo. I ricercatori hanno simulato il profilo di una tredicenne e, attraverso l’algoritmo “per te”, hanno analizzato 100 video incentrati sulla skincare. Il risultato è preoccupante: i contenuti più popolari promuovono l’uso contemporaneo di numerosi prodotti – sei in media per routine – con un costo che può superare i 500 dollari.
La maggior parte delle routine non prevede filtri solari adeguati, mentre gli influencer esaltano la luminosità della pelle e veicolano standard estetici elevatissimi. Il rischio? Irritazioni, allergie e disagi psicologici. Uno dei problemi maggiori, evidenzia lo studio, è l’uso combinato di ingredienti attivi irritanti, come idrossiacidi e altri esfolianti, spesso mal tollerati dalle pelli giovani.
Bellezza tossica e algoritmi invisibili
Il danno non è solo cutaneo. Il linguaggio di molti video è codificato in modo da promuovere la pelle chiara, alimentando un messaggio subliminale discriminatorio. Inoltre, la pressione sociale spinge le ragazze a sentirsi inadeguate se non rispettano certi canoni di bellezza. I ricercatori sottolineano che questa forma di “cura di sé” è in realtà una continua rincorsa a un ideale estetico, che rischia di compromettere la relazione con il proprio corpo.
TikTok, dal canto suo, rende difficile per genitori e adulti monitorare i contenuti a cui i minori sono esposti. Gli algoritmi, personalizzati e non trasparenti, alimentano un flusso continuo di stimoli, spesso non verificati da esperti. Alcune ragazze arrivano ad applicare dieci prodotti in sei minuti, come emerso da uno dei video analizzati. I segni visibili di reazione cutanea non fermano il trend, anzi: diventano parte dello spettacolo.
Più consapevolezza, meno filtri
Il fenomeno solleva interrogativi importanti sul ruolo dei social nel plasmare comportamenti legati alla salute. Le giovani generazioni, sempre più esposte a messaggi estetici veicolati da influencer senza competenze mediche, rischiano danni a lungo termine non solo alla pelle, ma anche all’autostima.
Per affrontare il problema servono educazione digitale e alfabetizzazione dermatologica, due strumenti ancora troppo assenti nei percorsi scolastici e familiari. Le aziende e le piattaforme dovrebbero assumersi la responsabilità di tutelare gli utenti più giovani, promuovendo contenuti affidabili e filtrando quelli potenzialmente dannosi.
Anche la medicina estetica e la dermatologia devono aggiornarsi sul linguaggio dei social per offrire strumenti di contrasto efficaci. La prevenzione non può più limitarsi alla clinica: deve iniziare dallo schermo di uno smartphone.