“Abele”: un viaggio cinematografico tra Sardegna e Palestina

Un documentario che esplora la figura universale del pastore e la sua resistenza ai cambiamenti, dal cuore della Sardegna alle terre della Palestina.

Il cinema si fa ponte tra culture e geografie lontane con “Abele”, il nuovo documentario del regista sassarese Fabian Volti, presentato con successo al Festival CinemAmbiente di Torino il 9 giugno. Dopo aver debuttato all’IsReal di Nuoro, il film arriva al Cinema Massimo di Torino per raccontare una storia profonda e universale: quella della resilienza dell’uomo pastore attraverso i secoli, incarnando la figura di un immaginario Abele, il pastore errante.

Un filo che unisce il Mediterraneo al Medio Oriente

“Abele” non è solo un film, ma un vero e proprio viaggio cinematografico che parte dalle terre aspre e affascinanti della Sardegna per spingersi fino al Medio Oriente. Qui, pastori solitari dell’entroterra custodiscono tradizioni millenarie, affrontando sfide simili nonostante le distanze geografiche e culturali. Il documentario di Volti svela come la figura del pastore, spesso dimenticata nella modernità, sia in realtà un simbolo potente di connessione con la terra e di lotta per la sopravvivenza.

Attraverso immagini suggestive e testimonianze toccanti, il regista esplora come la vita di questi uomini sia profondamente legata al loro ambiente, ai ritmi della natura e alla necessità di adattarsi a un mondo in continua evoluzione. D’altronde, la figura del pastore, dalla Sardegna alla Palestina, rappresenta una memoria storica e una sentinella del territorio, un testimone silenzioso dei cambiamenti che attraversano l’umanità e i paesaggi.

Il conflitto come metafora universale

La scelta di legare la figura del pastore a quella biblica di Abele non è casuale. Il documentario di Volti utilizza questo archetipo per esplorare il conflitto universale, non solo tra gli uomini, ma anche tra l’uomo e la natura, tra tradizione e progresso. “Abele” diventa così una metafora potente della resilienza umana di fronte alle avversità. In conclusione, il film invita il pubblico a riflettere sul significato profondo della vita pastorale e sul suo ruolo nel conservare un patrimonio culturale inestimabile.

Il successo di “Abele” al Festival CinemAmbiente conferma l’importanza di storie che, partendo da specifici contesti locali, riescono a parlare a un pubblico globale, stimolando la riflessione su temi universali come la sostenibilità, la resistenza e la connessione profonda tra uomo e ambiente. Un’opera che, senza dubbio, lascerà il segno.

 

 

 

About Leandro Caterini

Nato a Tempio Pausania il 03/12/2002, studente di scienze politiche al quarto anno della triennale. Iscritto al secondo anno di un corso per fonici e appassionato di produzione musicale.

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