Leucemia linfatica: nuovi dati positivi dallo studio Sequoia

Nel contesto della leucemia linfatica cronica (CLL), lo studio globale Sequoia evidenzia l’efficacia duratura di zanubrutinib, anche in combinazione con venetoclax, nei pazienti con mutazioni genetiche ad alto rischio, ridefinendo lo standard terapeutico per questa complessa forma di tumore del sangue.

Zanubrutinib si conferma uno dei trattamenti più promettenti per la leucemia linfatica cronica (CLL), anche nei pazienti con caratteristiche genetiche ad alto rischio. È quanto emerso dalle nuove analisi dei bracci C e D dello studio globale di fase 3 Sequoia, presentate da BeOne Medicines durante il Congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) 2025 a Chicago.

Nel dettaglio, i dati del braccio D dello studio rivelano che la combinazione di zanubrutinib e venetoclax ha prodotto risposte profonde e durature nei pazienti trattati in prima linea, inclusi quelli con mutazioni Tp53 o delezione del 17p, tra i più difficili da trattare.

In particolare, il 59% dei pazienti ha raggiunto uno stato di malattia minima residua non rilevabile (uMRD) nel sangue periferico, con una sensibilità di 10⁻⁴. Inoltre, 11 pazienti hanno potuto interrompere il trattamento anticipatamente grazie al raggiungimento dei criteri di risposta ottimale, e 9 di questi sono rimasti in remissione clinica con uMRD sostenuta.

Tra i pazienti senza del(17p) o mutazioni Tp53, il 43% ha ottenuto uMRD entro il ciclo 16 e il 60% entro il ciclo 28. Questi dati, pubblicati anche sul Journal of Clinical Oncology, dimostrano una risposta clinica comparabile, se non superiore, a quella osservata in popolazioni più giovani e meno compromesse.

Quasi l’88% dei pazienti con del(17p) e/o mutTp53 trattati con zanubrutinib più venetoclax è libero da progressione a 36 mesi”, ha dichiarato Lai Wang, responsabile globale R&S di BeOne. “Un risultato senza precedenti in questa popolazione complessa.”

La CLL, che rappresenta circa un terzo delle leucemie negli adulti, è caratterizzata da una proliferazione di linfociti B anomali nel sangue e nei tessuti linfoidi. Il 50% dei pazienti presenta mutazioni che rendono la malattia più aggressiva e meno responsiva ai trattamenti convenzionali.

About Giovanni Ruggiu

Studente di Comunicazione, appassionato di produzione multimediale nei settori televisivo, radiofonico e cinematografico.

Controlla anche

Le ceramiche di Giampaolo Mameli incantano Dolianova

Al museo Dart un incontro speciale con l’artista sardo tra simboli arcaici e linguaggi contemporanei. …