Il primo film di Sergio Scavio, girato tra Sassari e l’Argentiera, racconta una favola sociale tra miniere abbandonate, ribellioni mancate e speranze di riscatto.
Un’opera che racconta la Sardegna attraverso una favola sociale
Sassari si prepara ad accogliere la prima proiezione de “La guerra di Cesare”, il primo lungometraggio del regista Sergio Scavio. Il film sarà presentato giovedì 22 maggio al Cinema Cityplex Moderno con tre proiezioni: alle 17:00, 19:15 e 21:30. Alla serata inaugurale saranno presenti il regista e gran parte del cast, composto in larga parte da attori sassaresi.
Una storia di amicizia e riscatto ambientata tra le miniere
“La guerra di Cesare” è una favola sociale che affronta temi come il lavoro, l’amicizia e il fallimento delle rivoluzioni. La trama segue le vicende di Cesare e Mauro, ex minatori diventati guardie giurate in una miniera di carbone abbandonata. La speranza di una rinascita si infrange quando una multinazionale cinese interrompe le trattative per l’acquisto della miniera, lasciando i protagonisti a confrontarsi con la realtà di un futuro incerto.
Un cast ricco di talenti locali
Il film vanta la partecipazione di numerosi attori sassaresi, tra cui Alessandro Gazale, Luciano Curreli, Sonia Martinelli e Francesca Ventriglia. Accanto a loro, il protagonista Fabrizio Ferracane, premiato come miglior attore al Bif&st di Bari per la sua interpretazione in questo film . La presenza di volti noti della città, come l’imprenditore Lillo Carboni, il fotografo Mauro Chessa e il musicista Renato Mannoni, contribuisce a rendere l’opera ancora più radicata nel territorio.
Location che raccontano la Sardegna
Le riprese si sono svolte in diverse località della Sardegna, tra cui Sassari, l’Argentiera, Canaglia e Ossi. In particolare, molte scene sono state girate nel quartiere di Monte Rosello, tra via Veronese e via Tintoretto, e nel centro storico di Sassari. Queste ambientazioni conferiscono al film un’autenticità che rispecchia la realtà sociale e culturale dell’isola.
Un’opera che riflette sulla crisi del lavoro
Il regista Sergio Scavio descrive il film come un tentativo di raccontare “la bellezza insostituibile delle cose che non servono più”, attraverso la descrizione di un mondo molto vicino a lui: lo spirito della sua città, Sassari, e di una Sardegna mineraria segnata dalla fine di un’epoca . Il film affronta la crisi del lavoro e il senso di abbandono vissuto da molti lavoratori, temi attuali e universali.