Influenza, record storico in Italia: superati i 14 milioni di casi

L’influenza stagionale ha colpito con un’intensità mai registrata prima: in Italia superati i 14 milioni di casi, tra picchi precoci, ospedali in affanno e campagne vaccinali sottovalutate.

L’Italia affrontava una delle peggiori epidemie influenzali mai registrate, con oltre 14 milioni di casi stimati dall’inizio dell’autunno alla primavera 2025. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, il virus influenzale aveva colpito in modo trasversale tutte le fasce d’età, con un impatto particolarmente rilevante su bambini, anziani e persone con fragilità. Mai, da quando esistono i sistemi di sorveglianza, si era verificata un’incidenza così elevata in una singola stagione. Il picco si era registrato già a dicembre, molto prima rispetto agli anni precedenti, mettendo in crisi ospedali, pronto soccorso e reparti pediatrici.

Il virus aveva mostrato un’elevata capacità di trasmissione e, complice anche la scarsa adesione alla campagna vaccinale antinfluenzale, la diffusione era risultata difficilmente contenibile. Il sistema sanitario italiano aveva risposto con l’incremento dei posti letto in reparti chiave e con appelli continui da parte dei medici di famiglia a non intasare i pronto soccorso se non in caso di reale emergenza. Nonostante le difficoltà, si era evitata una paralisi del sistema, anche grazie all’adozione di protocolli straordinari in molte regioni.

Boom di contagi influenzali: tra cause virologiche e scelte politiche

Il virus influenzale della stagione 2024-2025 era una variante A(H3N2), nota per provocare sintomi più gravi nei soggetti più deboli. Secondo i virologi, l’aumento dei casi era stato favorito anche dalla ridotta esposizione immunitaria della popolazione, dovuta alle misure anti-Covid degli anni precedenti che avevano abbattuto la circolazione dei virus stagionali. Il sistema immunitario di molte persone si era quindi trovato meno “allenato” a fronteggiare l’influenza.

Dal punto di vista politico-sanitario, il calo delle vaccinazioni aveva inciso negativamente sull’andamento dell’epidemia. I dati confermavano una flessione del 10% rispetto all’anno scorso nella somministrazione del vaccino, in particolare tra gli over 65 e i pazienti cronici, categorie che avrebbero dovuto riceverlo in via prioritaria. Le campagne di informazione istituzionale non erano riuscite a contrastare le fake news sulla vaccinazione, contribuendo a una scarsa percezione del rischio.

Attenzione alla salute pubblica e prevenzione futura

L’epidemia influenzale 2024-2025 poneva con urgenza la necessità di ripensare le strategie di prevenzione sanitaria, soprattutto in vista delle prossime stagioni. Il Ministero della Salute aveva annunciato un piano di comunicazione più incisivo per promuovere la vaccinazione, con maggiore coinvolgimento delle scuole, delle farmacie e dei medici di base. I numeri registrati avevano infatti confermato quanto la vaccinazione resti il principale strumento di contenimento della diffusione dei virus respiratori stagionali.

Nel frattempo, diverse associazioni mediche chiedevano una revisione delle politiche sanitarie invernali, con investimenti stabili nella medicina territoriale e nella digitalizzazione dei sistemi di allerta. Il rischio, altrimenti, sarebbe quello di ritrovarsi ogni inverno ad affrontare un’emergenza annunciata.

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