Lenzuola d’acqua: un’installazione che unisce arte e moda

A New York si stende un lenzuolo di memoria e creatività: un omaggio a due artisti sardi tra mito, tessuto e bellezza. L’installazione Lenzuala d’acqua unisce arte e abbigliamento.

Una grande installazione sospesa, composta da un telo bianco cucito a mano, ospita centinaia di abiti leggeri come presenze. Questa visione poetica accoglie il visitatore in uno spazio espositivo americano trasformato in una finestra aperta sulla Sardegna. È il frutto di una collaborazione artistica che unisce l’eredità di due personalità sarde, ciascuna maestra nella propria arte: da una parte la voce lirica e visionaria dell’arte tessile, dall’altra la sensibilità narrante della moda. Lenzuola d’acqua è un’installazione che unisce arte e moda. Il risultato è un omaggio simbolico al femminile, al racconto mitico e alle radici di un’isola che si manifesta nel filo, nella stoffa e nella luce.

L’opera si sviluppava attorno a un grande lenzuolo cucito a mano, sul quale erano sovrapposte sottovesti usurate, frammenti tessili cuciti insieme come pagine di un diario muto ma carico di memoria. Tra questi tessuti sospesi prendevano vita le Janas, figure fantastiche della tradizione sarda, evocate attraverso abiti in miniatura appesi nel vuoto, come sospiri, come spiriti. Ogni elemento parlava di gesti antichi, di ricordi sommersi e di femminilità narrata senza voce, ma con ago e filo.

Il linguaggio della stoffa tra passato e futuro

Il percorso proposto non si limitava all’osservazione estetica, ma coinvolgeva emotivamente il pubblico, invitandolo a sentire, più che a guardare. I tessuti sussurravano storie di case, madri, artigianato domestico, intimità quotidiane trasfigurate in linguaggio visivo. Il contrasto tra la leggerezza del materiale e il peso del significato conferiva all’installazione un carattere quasi sacro. Era come se ogni cucitura contenesse un pensiero, ogni piega una memoria. L’opera tracciava un confine sottile tra arte visiva e moda, tra installazione e installazione emozionale, confermando il potere evocativo del gesto creativo condiviso.

Attraverso questa installazione, due universi paralleli si incontravano e dialogavano: l’arte del filo e quella dell’abito, il simbolismo femminile e il racconto corale di una Sardegna non folklorica, ma universale. Lontano dai cliché, veniva presentata un’identità viva, rinnovata, capace di parlare a contesti internazionali senza perdere l’anima profonda delle sue origini.

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