
Nel cuore del quartiere Castello, “L’ultima nota” racconta tre minuti di punk, solitudine e identità. Ciro Iaia, volto dell’underground cagliaritano, guida un cast sorprendente in un viaggio visivo che unisce realtà e finzione, poesia e disincanto, memoria e redenzione.
Il 29 aprile 2025, al Su Tzirculu, i fratelli Pili hanno presentato in anteprima “L’ultima nota”. La stampa ha accolto il cortometraggio con attenzione e silenzio. Il film dura tre minuti. È rapido, diretto, intenso. Roberto Pili firma regia, fotografia e sceneggiatura. Francesco Pili produce e coordina. I due fratelli scelgono Castello, cuore storico di Cagliari, come unico set.
Protagonista è Ciro “Cyrus” Iaia. È una voce storica del punk sardo. Ha guidato i Wicked Apricots e i Cyrus Gang. Qui interpreta sé stesso. Con dolore. Con verità. «È un mix di realtà e finzione», dice Iaia. «Toccare le emozioni vere è difficile. Ma qui ci siamo riusciti». Il suo volto attraversa i vicoli. Ogni inquadratura racconta qualcosa. Un addio. Un ricordo. Una ferita.
Il cast lo affianca con forza. Virginia Chessa, attrice teatrale, debutta sul grande schermo. Interpreta un personaggio tormentato. «Girare a Castello mi ha aiutata», spiega. «È il mio quartiere. Lo sento dentro». Gisella Trincas, presidente dell’A.S.A.R.P., appare in un ruolo oscuro. «Non sapevo cosa aspettarmi», racconta. «Ma le emozioni mi hanno travolta».
Cristina Argiolas completa il cast. La sua presenza dona equilibrio e intensità. Il corto parteciperà a “Tre minuti per raccontare Cagliari”. È stato pensato per questo. «Volevamo una forma breve, ma densa», dice Francesco Pili. «Ciro ha superato le aspettative. Virginia è stata una rivelazione. Gisella ha portato profondità».
Roberto Pili dirige con stile asciutto. Lascia parlare i silenzi, i volti, le strade. «Ciro è autentico», afferma. «Rappresenta una Cagliari che cambia, ma non dimentica». “L’ultima nota” è un viaggio breve ma potente. Parla di musica. Di dolore. Di memoria. Ogni nota pesa. Ogni sguardo resta. Castello non è solo sfondo. È anima viva del racconto. I vicoli respirano. Raccontano. Il corto si chiude come un brano punk. Forte. Sincero. Poi, il silenzio.