
In occasione della mostra Corpo Non Corpo, Salvatore Garau racconta sé stesso e il suo personale punto di vista sulla società in cui viviamo.
Fino all’11 maggio, alla Design Week 2025 di Milano, sarà possibile visitare Corpo Non Corpo, la nuova mostra dell’artista sardo Salvatore Garau. Un’esposizione che si muove tra presenza e assenza, visibile e invisibile, con opere che riflettono sull’immaterialità come metafora del nulla che permea la società contemporanea.
«Oggi c’è troppa assenza – afferma Garau – è come se non avessimo più un’anima, un non-corpo».
Un messaggio che l’artista indirizza soprattutto ai più giovani:
«Bisogna prendere coscienza che siamo dentro una società. C’è un’assenza di pensiero, di collaborazione, di coordinazione tra i giovani. Ai miei tempi, a 18 o 20 anni, si scendeva in piazza per conquistare diritti fondamentali».
Garau si rivolge anche ai giovani artisti, invitandoli a riflettere sul loro ruolo e sul contesto in cui si muovono:
«Il mio consiglio è quello di essere coscienti del mondo in cui stiamo approdando. Con Internet sappiamo benissimo tutto quello che succede nel mondo, ma questo può anche portare a un’eccessiva tendenza a imitare, a perdere la propria identità. È difficile oggi non essere soggiogati da ciò che già circola. Occorre imparare, ma anche saper dimenticare ciò che si è appreso, per trovare una strada propria, la propria indipendenza di pensiero.»
Tra i temi più cari all’artista c’è anche la salvaguardia dell’ambiente:
«Mi sto battendo molto contro la distruzione del nostro paesaggio. È in atto una distruzione impressionante di cui molti, soprattutto i giovani, credo non si rendano ancora conto. Ho fatto una lotta incredibile per difendere i pini del lungomare di Torre Grande. Purtroppo sono riuscito a salvarne solo 40 su 80, è già un risultato ma avrei voluto salvarne di più».
Infine, Garau esprime un giudizio critico sull’intelligenza artificiale nel campo dell’arte:
«L’AI è il più grande ladro autorizzato a rubare tutto lo scibile umano. Il cervello è un muscolo che deve essere allenato: se usiamo sempre più l’AI e non usiamo la nostra intelligenza, il nostro cervello comincerà sempre più ad atrofizzarsi».
Tuttavia, alla domanda se l’AI possa spingerci verso una riscoperta dell’umanità, Garau lascia aperto uno spiraglio:
«Potrebbe esserci un nuovo Rinascimento. L’unica possibilità che avremo per sopravvivere è che un bel gruppo di artisti riprenderà possesso delle proprie facoltà creative, intellettuali e visionarie. Credo che l’AI sarà utile per farci toccare il fondo, a quel punto non ci resterà altro che risalire».