Uno studio dell’IRCCS San Donato su oltre 3.500 donne lombarde rivela comportamenti a rischio, poca consapevolezza e la necessità di prevenzione mirata, soprattutto tra le giovani.
Il cuore è il nemico invisibile per molte donne
Quando si parla di malattie cardiovascolari, si pensa spesso a un problema maschile. Tuttavia, i dati raccontano una realtà diversa e allarmante: il cuore è il primo killer delle donne, anche se la consapevolezza resta sorprendentemente bassa. A sottolinearlo è uno studio condotto dal gruppo del Centro Cardiologico Monzino – IRCCS San Donato, che ha analizzato oltre 3.500 donne lombarde per comprendere meglio rischi, percezioni e comportamenti legati alla salute cardiovascolare femminile.
Tre profili di rischio per una prevenzione più efficace
Lo studio ha permesso di individuare tre identikit chiave per orientare con precisione le campagne di sensibilizzazione:
- Le inconsapevoli: sono donne di tutte le età, spesso in buona salute apparente, che ignorano completamente il rischio cardiovascolare. Non si sottopongono a controlli e non adottano comportamenti protettivi.
- Le informate ma passive: conoscono i fattori di rischio, ma non agiscono. Spesso ritengono che il problema non le riguardi direttamente o che sia “una questione da uomini”.
- Le giovani spericolate: sono le più difficili da raggiungere. Hanno uno stile di vita stressante, fumo, alcol e cattiva alimentazione, ma sottovalutano i pericoli perché si sentono “invincibili”.
Questi tre gruppi necessitano di approcci diversi, personalizzati e mirati. Per esempio, campagne visive per le giovani, informazione medica per le inconsapevoli e supporto motivazionale per le passive.
Manca la consapevolezza: ecco il vero pericolo
Il dato più sorprendente emerso dallo studio è che solo una donna su cinque sa che le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte femminile. Questo vuoto di informazione compromette la prevenzione, perché le donne non si percepiscono come soggetti a rischio e non si attivano per tempo.
Agire prima è possibile (e necessario)
I ricercatori dell’IRCCS San Donato sottolineano l’importanza di interventi precoci, anche già a partire dai 20 anni. Educare, informare e monitorare sono le chiavi per salvare vite. In conclusione, la salute del cuore femminile deve diventare una priorità sanitaria, culturale e sociale.