
Durante la Settimana Gramsciana a Cagliari, l’esperto Lucio Pascarelli racconta come l’intelligenza artificiale può aiutare a interpretare i misteri della civiltà nuragica. Dall’archeologia digitale al ruolo dei chatbot nell’istruzione personalizzata, la tecnologia diventa strumento di riscoperta culturale e riflessione gramsciana.
Nella cornice della Settimana Gramsciana 2025, evento culturale in programma dal 22 al 28 aprile a Cagliari, il tecnologo Lucio Pascarelli ha aperto una riflessione affascinante sull’uso dell’intelligenza artificiale applicata al patrimonio archeologico della Sardegna. Il suo intervento, parte di una serie di incontri incentrati sull’innovazione, ha mostrato come le reti neurali possano aiutare a interpretare la civiltà nuragica, una delle culture più antiche e misteriose del Mediterraneo.
Secondo Pascarelli, che vive da cinque anni in Sardegna ed è socio della fondazione Nurnet, il legame tra AI e archeologia nasce dalla disponibilità di grandi quantità di dati omogenei, come le 30.000 foto geolocalizzate dei nuraghi. Analizzando queste immagini e i dati topografici con strumenti avanzati, l’AI può evidenziare correlazioni nascoste, ricostruendo reti di comunicazione, modelli insediativi e ipotesi costruttive altrimenti impossibili da individuare per l’occhio umano.
Valorizzare i nuraghi con l’AI: tra storia, big data e nuove tecnologie
Per Pascarelli, i nuraghi rappresentano “router preistorici”: punti di snodo visivo e forse acustico, disseminati con logica strategica nel territorio. Questo approccio innovativo trasforma l’archeologia in una disciplina in cui l’elaborazione automatica dei dati aiuta a formulare nuove ipotesi storiche. Con il supporto dell’AI, diventa possibile anche simulare la costruzione di nuraghi attraverso modelli digitali, individuando scelte architettoniche come l’orientamento degli ingressi o la stabilità delle strutture.
L’incontro si è aperto anche a riflessioni gramsciane sull’egemonia culturale e sulla necessità dell’istruzione. Pascarelli ha evidenziato come l’AI, se utilizzata in modo etico e consapevole, possa fungere da tutor personalizzato, accessibile in qualsiasi momento. Non sostituisce la cultura, ma può diventare un coprotagonista della conoscenza, capace di espandere le capacità cognitive e critiche dell’individuo.
Educazione, responsabilità e limiti etici della tecnologia
L’intelligenza artificiale non è infallibile: produce risposte sulla base di dati preesistenti e può incorrere in allucinazioni informative se interrogata con superficialità. Per questo Pascarelli sottolinea l’importanza della formazione critica nell’uso degli strumenti digitali. L’AI non deve diventare un oracolo, ma un assistente esperto: capace di leggere migliaia di pagine, sintetizzare contenuti e favorire riflessioni profonde, a patto che il controllo e la responsabilità restino saldamente in mano umana.
Il messaggio gramsciano sull’istruzione e l’autonomia intellettuale trova così nuova linfa nella tecnologia: l’AI non sostituisce l’intelligenza umana, ma può potenziarla se indirizzata con consapevolezza. In questa visione, la Sardegna diventa laboratorio di sperimentazione, dove tradizione e futuro digitale dialogano per riscoprire le radici attraverso algoritmi.