Il documentario “Sonallus” di Tomaso Mannoni, selezionato per l’Ethnografilm Festival di Parigi, racconta la storia di Filio, un ex pastore diventato artigiano dei campanacci, tra tradizione e innovazione.
Il documentario “Sonallus” del regista sardo Tomaso Mannoni ha recentemente conquistato la scena internazionale grazie alla sua selezione al prestigioso Ethnografilm Festival di Parigi. Il cortometraggio di 19 minuti, interamente girato in lingua sarda, racconta la storia affascinante di Filio, un ex pastore che è diventato artigiano dei campanacci. Filio è un “accordatore di greggi”, che ricerca con passione il suono perfetto per le sue capre, dando vita a un’armonia unica che fonde tradizione e creatività.
Prodotto da Nicai Films e con il patrocinio dell’Università di Cagliari e della Sardegna Film Commission, “Sonallus” si distingue per la sua capacità di trasformare una microstoria locale in un racconto universale. Attraverso il lavoro di Filio, Mannoni esplora temi come l’identità, le radici e il profondo legame tra l’uomo, l’animale e il territorio. I campanacci, strumenti musicali per antonomasia, diventano il cuore pulsante del racconto, svelando una Sardegna rurale spesso sconosciuta e affascinante.
Il documentario ha ottenuto un grande successo al Club de l’Étoile di Parigi, vicino all’Arco di Trionfo, dove è stato proiettato durante il festival. La magia delle greggi “accordate”, che sembrano suonare come orchestre, ha emozionato il pubblico internazionale, confermando il talento di Mannoni. Il regista, già finalista ai Nastri d’Argento nel 2019 con il suo lavoro “The Wash”, si è detto entusiasta della reazione degli operatori internazionali, un momento che ha definito “un’emozione unica”.
“Sonallus” ha ricevuto un riconoscimento particolare al festival per la poesia del linguaggio sardo, l’approccio innovativo all’antropologia visiva e la maestria tecnica nel documentare un mestiere in estinzione. Con questo progetto, Mannoni consolida la sua ricerca artistica, che mescola tradizione e contemporaneità, come già dimostrato nel suo recente lungometraggio “Il sogno dei pastori”. Un caso di studio che testimonia come il cinema indipendente sardo possa affermarsi e parlare al mondo.