La Settimana Gramsciana prosegue a Ghilarza con un programma denso di spunti culturali: esperti indagano le applicazioni dell’intelligenza artificiale all’archeologia nuragica e analizzano il rapporto tra Antonio Gramsci ed Emilio Lussu, mentre il 25 aprile si aprono le porte del muristene legato alla famiglia Gramsci nel santuario di San Serafino.
La Settimana Gramsciana, un evento culturale di rilievo organizzato congiuntamente dalla Fondazione Casa Museo di Antonio Gramsci di Ghilarza e dal Propagazioni Festival di Oristano, entra nel vivo con una serie di appuntamenti che spaziano dall’innovazione tecnologica alla rilettura di figure storiche cruciali. Giovedì 24 aprile, la suggestiva cornice della Torre Aragonese di Ghilarza ospiterà due conferenze di grande interesse: alle ore 17.30, l’esperto Lucio Pascarelli esplorerà le inedite potenzialità dell’intelligenza artificiale applicata al campo affascinante della ricerca archeologica, con un focus specifico sulla millenaria civiltà nuragica. A seguire, alle ore 19, lo storico di fama Luciano Marrocu traccerà un parallelo intellettuale e politico tra due giganti del Novecento sardo e italiano, Antonio Gramsci ed Emilio Lussu, in occasione del cinquantesimo anniversario della scomparsa di quest’ultimo.
Il giorno successivo, venerdì 25 aprile, in concomitanza con la celebrazione della festa della Liberazione, l’attenzione si sposterà sul santuario campestre di San Serafino, un luogo intriso di storia e di legami familiari per Antonio Gramsci. In questa suggestiva località, si terrà la manifestazione “Muristenes in beranu“, che offrirà al pubblico l’opportunità di visitare il “muristene” (la tipica piccola costruzione rurale adiacente a chiese e santuari) che un tempo apparteneva alla famiglia del celebre pensatore sardo, aprendo una finestra inedita sulla sua vita e sul suo contesto d’origine.
Intelligenza artificiale e memoria storica: nuove chiavi di lettura del passato
«Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza» è una delle massime più celebri di Antonio Gramsci, un invito all’apprendimento e alla riflessione che risuona ancora oggi con particolare forza. Tuttavia, il concetto di intelligenza assume nuove sfumature nell’era contemporanea, con l’avvento e il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale, le cui potenzialità inesplorate si aprono a svariati campi del sapere, inclusa l’archeologia. Proprio a questo tema innovativo sarà dedicata la conversazione di Lucio Pascarelli, dal titolo evocativo “L’intelligenza artificiale al servizio della civiltà nuragica”. Forte di oltre quattro decenni di esperienza nel settore dinamico dell’Information Technology e delle tecnologie avanzate, maturate in contesti internazionali e umanitari di grande rilevanza, Pascarelli ha ricoperto ruoli apicali come Chief Technology Officer e altre posizioni dirigenziali nel campo dell’Ict e della Cybersecurity per diverse agenzie delle Nazioni Unite.
Attualmente, mette la sua vasta competenza al servizio di startup statunitensi in qualità di senior advisor, offrendo consulenze su soluzioni innovative all’avanguardia. Parallelamente alla sua attività professionale, si dedica con passione all’insegnamento e tiene conferenze focalizzate su temi cruciali come l’Intelligenza Artificiale, il Metaverso e i cambiamenti climatici, ritenendo quest’ultima la sfida prioritaria che attende la comunità globale.
La serata a Ghilarza
La serata culturale alla Torre Aragonese proseguirà con un omaggio alla figura di Emilio Lussu, a cinquant’anni dalla sua scomparsa. Un interrogativo stimolante guiderà la riflessione: quali furono i rapporti tra uno dei padri nobili del sardismo e il suo quasi coetaneo Antonio Gramsci? A rispondere a questa domanda complessa e affascinante sarà lo storico Luciano Marrocu, con una conversazione dal titolo suggestivo: “Gramsci e Lussu nella tempesta del Novecento”, in programma a partire dalle ore 19. Marrocu, già docente di Storia contemporanea presso la prestigiosa Sapienza Università di Roma e l’Università degli Studi di Cagliari, ha affiancato alla sua intensa attività di saggista, con opere di riferimento come “Il salotto della signora Webb”, “La sonnambula.
L’Italia nel Novecento” e la fondamentale “Storia popolare dei sardi e della Sardegna”, anche una prolifica carriera di scrittore di romanzi acclamati dalla critica e dal pubblico, tra cui “Debrà Libanòs” (pubblicato da Il Maestrale nel 2002) e “Il caso del croato morto ucciso” (edito da Baldini e Castoldi nel 2010).
Un tuffo nel passato familiare di Gramsci a San Serafino
Il santuario campestre di San Serafino sorge sulle rive pittoresche del lago Omodeo, un luogo di profonda spiritualità e di antiche tradizioni. Proprio in questo contesto suggestivo, la famiglia Gramsci possedeva un “muristene”, un piccolo alloggio rurale tipico, dove si trasferiva in occasione delle festività religiose. Grazie alla generosa disponibilità degli attuali proprietari e al costante impegno della Fondazione Casa Museo di Antonio Gramsci di Ghilarza, venerdì 25 aprile questo luogo intimo e significativo aprirà le sue porte ai visitatori, nell’ambito della manifestazione “Muristenes in beranu“, organizzata con passione dall’omonima associazione locale. Questa apertura straordinaria rappresenterà un’occasione unica per riscoprire una dimensione meno nota del giovane Gramsci, quella legata al suo rapporto con la comunità d’origine, con le sue tradizioni e con i luoghi che hanno segnato la sua infanzia e la sua formazione umana.
L’intera Settimana Gramsciana, un evento di grande spessore culturale, è organizzata con cura dalla Fondazione Casa Museo di Antonio Gramsci di Ghilarza in sinergia con il Propagazioni Festival di Oristano, sotto la direzione scientifica illuminata di Gianni Francioni, la direzione artistica visionaria di Vito Biolchini e la precisa direzione organizzativa di Stefano Casta. La manifestazione gode del sostegno convinto di importanti istituzioni e fondazioni, tra cui la Regione Autonoma della Sardegna, il Comune di Ghilarza, il Ministero della Cultura, la Fondazione di Sardegna, la Fondazione Gramsci e la Fondazione Berlinguer, a testimonianza del valore culturale e storico dell’iniziativa.