In Italia oltre la metà delle diagnosi di HIV arriva quando la malattia è già in fase avanzata: secondo l’infettivologo Andreoni servono più test, informazione e prevenzione per fermare la diffusione del virus.
In Italia la diagnosi tardiva dell’HIV rappresentava ancora nel 2023 una delle principali criticità nella lotta contro l’AIDS. Secondo quanto dichiarato da Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), sei persone su dieci scoprono di essere sieropositive quando l’infezione è già in fase avanzata. Questo dato allarmante non solo rende più difficile il trattamento, ma aumenta anche il rischio di trasmissione involontaria del virus.
La diagnosi ritardata, secondo Andreoni, dipende da una scarsa percezione del rischio e da una mancanza di cultura sanitaria, che impediscono a molti cittadini di sottoporsi ai test in modo tempestivo. Le persone si rivolgono al medico solo quando compaiono i sintomi, spesso confusi con altre patologie. Nel frattempo, l’HIV continua ad agire silenziosamente, compromettendo il sistema immunitario.
Screening tempestivi e comunicazione pubblica per contrastare il virus
Un’altra questione sollevata riguarda la necessità di potenziare gli screening attraverso politiche sanitarie inclusive, che incoraggino il test non solo tra le categorie a rischio, ma anche nella popolazione generale. Andreoni sottolinea come una diagnosi precoce dell’HIV consenta di accedere tempestivamente alle terapie antiretrovirali, che oggi permettono una qualità della vita paragonabile a quella delle persone non infette.
Il virologo ha inoltre evidenziato l’importanza della comunicazione pubblica: serve una campagna informativa capillare per superare i pregiudizi e incoraggiare una maggiore responsabilità individuale. L’HIV non riguarda più solo i gruppi storicamente considerati a rischio, ma può colpire chiunque.
In questo contesto, diventa cruciale il ruolo delle istituzioni, della scuola e dei media nel promuovere una corretta educazione sessuale e l’importanza della prevenzione. Il test per l’HIV dovrebbe diventare un’abitudine periodica, al pari di altri esami di routine.
Il ruolo della prevenzione e delle terapie nel contenimento dell’epidemia
Le terapie antiretrovirali rappresentano oggi uno strumento fondamentale per evitare l’evoluzione in AIDS. Quando il virus viene identificato in fase iniziale, la persona sieropositiva può non sviluppare mai la malattia e condurre una vita pienamente attiva. Tuttavia, come ribadisce Andreoni, questa possibilità diventa più remota in caso di diagnosi in ritardo.
La Simit, insieme ad altre associazioni e realtà sanitarie, ha proposto la diffusione di test rapidi gratuiti nei pronto soccorso, nei centri di salute pubblica e in occasione di eventi di sensibilizzazione. L’obiettivo è intercettare precocemente l’infezione e impedire nuove trasmissioni.
La lotta all’HIV passa dunque per una maggiore consapevolezza collettiva, un’azione coordinata tra istituzioni, comunità scientifica e società civile. Solo così sarà possibile ridurre il numero di diagnosi tardive e contenere una diffusione che, ancora oggi, riguarda migliaia di nuovi casi ogni anno in Italia.