Possibili tracce di vita su K2-18b, l’esopianeta con oceani e metano

Un’atmosfera ricca di idrogeno e la possibile presenza di oceani liquidi rendono K2-18b il nuovo candidato nella ricerca di vita oltre il nostro sistema solare

Uno dei più promettenti esopianeti scoperti negli ultimi anni si chiama K2-18b e si trova nella costellazione del Leone, a circa 124 anni luce dalla Terra. Gli scienziati lo considerano un pianeta Hycean, una categoria ibrida che indica mondi dotati di atmosfera ricca di idrogeno e di possibili oceani liquidi sotto la superficie. È proprio l’analisi dell’atmosfera a destare grande attenzione: recenti osservazioni hanno rilevato la presenza di metano, anidride carbonica e una ridotta quantità di ammoniaca, una combinazione che potrebbe indicare un ambiente favorevole alla vita.

K2-18b possiede una massa 8,6 volte superiore a quella terrestre e un raggio 2,6 volte maggiore. La sua orbita si colloca nella cosiddetta “zona abitabile” rispetto alla stella nana rossa attorno a cui ruota, una regione in cui la temperatura permetterebbe la presenza di acqua allo stato liquido. Le condizioni chimiche rilevate indicano un equilibrio che potrebbe essere compatibile con forme di vita, almeno nella forma più semplice.

Molecole organiche e segnali da verificare

A rendere ancora più interessante K2-18b è la possibile presenza, seppur non confermata con certezza, di una molecola organica chiamata dimetilsolfuro (DMS). Sul nostro pianeta, questa sostanza viene prodotta esclusivamente da organismi viventi, in particolare quelli marini. La sua rilevazione su un esopianeta spingerebbe a ipotizzare processi biologici simili, anche se al momento non si può escludere un’origine non biologica.

Le tecnologie utilizzate per queste osservazioni permettono una precisione senza precedenti. I segnali rilevati sono ancora da analizzare in profondità, ma l’interesse della comunità scientifica è in forte crescita. La scoperta apre nuovi scenari nello studio degli esopianeti abitabili, spingendo la ricerca oltre i modelli classici che si basavano esclusivamente su pianeti simili alla Terra.

Una nuova prospettiva nell’esplorazione dello spazio

K2-18b rappresenta un punto di svolta nella ricerca di vita extraterrestre, offrendo un’alternativa concreta alle teorie che limitavano le condizioni abitabili a pianeti rocciosi. La possibilità di trovare biosignature in atmosfere diverse dalla nostra suggerisce che la vita potrebbe svilupparsi in modi ancora sconosciuti, in ambienti finora ritenuti improbabili.

Gli scienziati continueranno a osservare il pianeta, cercando conferme sui dati ottenuti e approfondendo l’analisi della sua composizione. Se i segnali verranno verificati, si tratterebbe di una delle scoperte più importanti nella storia dell’astrobiologia.

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