Un’esplosione di satira teologica e critica sociale attende il pubblico romano venerdì 18 aprile alle ore 21 al Centrale Preneste Teatro. Lo spettacolo “Apocalisse Tascabile” di Niccolò Fettarappa, già insignito di prestigiosi riconoscimenti come il Premio In-Box 2021 e il Premio Giurie Unite Direction Under 30, promette una serata di riflessione pungente e divertimento amaro. La pièce, prodotta da Sardegna Teatro, affronta con originalità il tema della fine del mondo, osservata attraverso gli occhi disillusi di giovani emarginati.
Un Dio distratto e apostoli riluttanti: la pièce prodotta da Sardegna Teatro
La trama di “Apocalisse Tascabile” (spettacolo prodotto da Sardegna Teatro) si dipana a partire da un evento tanto inatteso quanto improbabile: Dio fa la sua comparsa in un anonimo supermercato della periferia di Roma e annuncia l’imminente fine del mondo. Tuttavia, la sua comunicazione divina non riscuote il successo sperato; ben pochi individui prestano attenzione alle sue parole. Tra questi scettici, spicca un giovane apatico e disilluso, che si ritrova, suo malgrado, investito del ruolo di profeta della fine dei tempi.
Ad affiancarlo in questa improbabile missione c’è un angelo tutt’altro che zelante, un messaggero svogliato che mal sopporta il compito assegnatogli. Insieme, questo singolare duo si addentra nel cuore della corrotta città romana, con l’obiettivo di comunicare ai suoi abitanti l’incombente catastrofe. Ma l’impresa si rivela più ardua del previsto: l’annuncio della fine non sembra turbare minimamente una popolazione già assuefatta alla propria “quotidiana estinzione”, immersa in una routine di indifferenza e apatia. La regia di Niccolò Fettarappa orchestra questo racconto con un ritmo incalzante, alternando momenti di ilarità a sequenze di profonda riflessione sulla decadente condizione umana.
La “debole forza messianica” e la rabbia di una generazione esclusa
L’opera “Apocalisse Tascabile” non si limita a descrivere una surreale fine del mondo; essa scava più a fondo, portando alla luce il disagio e la frustrazione di una generazione, quella under 30, che si sente esclusa e marginalizzata. I due giovani protagonisti incarnano questa rabbia, portando in scena con autoironia il loro senso di inutilità e la loro amara consapevolezza di un futuro incerto. La fine del mondo diviene così, paradossalmente, un’occasione per esprimere questo malessere, una sorta di “vendetta” nei confronti di un’indifferenza sociale percepita come soffocante. Lo spettacolo, come suggerisce lo stesso Fettarappa, possiede un “doppiofondo”: al di là della narrazione apocalittica, si cela la possibilità di risvegliare quella “debole forza messianica” teorizzata da Walter Benjamin, una scintilla di cambiamento latente in ogni generazione, in attesa di essere liberata per scardinare lo status quo.
Il Centrale Preneste Teatro, situato nel vivace quartiere di Preneste a Roma, si conferma ancora una volta come un importante polo culturale, attento alle nuove voci del teatro contemporaneo e alle produzioni che stimolano il pensiero critico.