Le prime due sindache sarde che hanno scritto la storia

In un tempo in cui la politica restava prerogativa maschile, due donne sarde hanno sfidato ogni convenzione: Ninetta Bartoli e Margherita Sanna, le prime sindache dei loro territori, hanno tracciato un solco profondo nella storia dell’autonomia femminile e del governo locale.

Nel 1946, anno di nascita della Repubblica Italiana, l’isola della Maddalena fece parlare di sé per una decisione fuori dagli schemi: eleggere una donna come sindaco. Ninetta Bartoli, laureata in farmacia, divenne la prima sindaca d’Italia. La sua elezione rappresentò un evento simbolico, un segno tangibile di quanto anche le piccole comunità potessero anticipare i tempi. A guidarla non fu solo l’ambizione personale, ma una profonda vocazione civile che la portò a impegnarsi per la ricostruzione post-bellica del suo territorio.

Durante il suo mandato, Bartoli si occupava di temi fino ad allora riservati agli uomini: infrastrutture, salute pubblica, trasporti e scuola. Nonostante le resistenze, riuscì a farsi ascoltare e rispettare. La sua figura divenne emblematica non solo per le donne dell’isola, ma per l’intero Paese. In un’Italia in piena trasformazione, il suo operato contribuì a rendere concreta la partecipazione femminile alla vita pubblica. Bartoli dimostrò che l’amministrazione comunale poteva essere anche una palestra di leadership femminile, capace di influenzare il futuro politico nazionale.

Margherita Sanna: la forza gentile della Barbagia

Nel cuore della Sardegna, a Orune, Margherita Sanna ha incarnato un’altra importante pagina di politica al femminile. Eletta nel 1980, fu la prima donna a indossare la fascia tricolore nel paese barbaricino. A ricordarla oggi è Giovanna Porcu, attuale vicesindaca, che in Consiglio regionale ha celebrato l’eredità di Sanna sottolineando l’importanza delle sue battaglie sociali.

Sanna governava con uno stile diverso: dialogo, ascolto e presenza costante nel tessuto sociale del paese. In un contesto ancora dominato da dinamiche patriarcali, si fece spazio con determinazione e umiltà. Il suo impegno per il miglioramento dei servizi essenziali e per la promozione della cultura locale la rese un punto di riferimento per diverse generazioni. La sua figura oggi vive nella memoria collettiva di Orune come simbolo di autonomia, identità e determinazione femminile.

Due storie sarde, un’unica rivoluzione culturale

Ninetta Bartoli e Margherita Sanna non si conobbero mai, ma entrambe contribuirono a rompere il silenzio attorno alla presenza delle donne nei luoghi decisionali. Le loro azioni non si limitarono a gesti simbolici: furono scelte amministrative, visioni concrete, piani strutturati. Dimostrarono che essere donna e governare non erano più concetti incompatibili.

Oggi, raccontare le loro vite non significa solo celebrare un passato luminoso, ma anche invitare le nuove generazioni a immaginare una politica più inclusiva e plurale, dove il genere non sia più una barriera, ma un valore.

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