Mian candidato al Pulitzer, in Sardegna con “Volga Blues”

Il giornalista d’inchiesta racconta la Russia profonda nel libro “Volga Blues”, in tour in Sardegna. Un viaggio di seimila chilometri per capire il cuore di un Paese diviso.

Il giornalista d’inchiesta Marzio Mian è tra i candidati al prestigioso Premio Pulitzer, grazie al suo ultimo lavoro intitolato “Volga Blues”, pubblicato da Gramma Feltrinelli. Il libro nasce da un lungo viaggio compiuto insieme al fotografo Alessandro Cosmelli. Si tratta di un reportage unico, che racconta la Russia contemporanea seguendo il corso del fiume Volga, in un momento storico segnato dalla guerra e dall’isolamento internazionale.

Un viaggio nel cuore della Russia

Lungo seimila chilometri e senza visto giornalistico, il viaggio è durato un mese. Ha condotto Marzio Mian e il suo compagno di avventura dalla sorgente del Volga fino al Mar Caspio, attraversando una Russia che non si vede nei notiziari occidentali. Grazie a guide locali, spesso improvvisate e ironicamente soprannominate Vlad e Katja, il team ha potuto evitare il controllo dei servizi di sicurezza russi. Questo ha permesso loro di documentare con sincerità e senza filtri una realtà sfaccettata e a tratti inquietante.

Il tour sardo di Volga Blues

Il libro arriva in Sardegna con un mini-tour di quattro tappe. Si parte da Alghero (libreria Cyrano), per poi proseguire a Macomer, Bolotana e infine Seneghe. Ogni incontro sarà l’occasione per parlare non solo del libro, ma anche del metodo e dell’importanza del giornalismo d’inchiesta, oggi sempre più raro. Mian proporrà una riflessione sui temi dell’identità nazionale, della propaganda, della memoria collettiva e della responsabilità dell’informazione.

Il Volga come simbolo identitario

Nel libro, il Volga diventa protagonista e metafora. È la “Piccola madre” della Russia, un simbolo potente attorno a cui si muovono almeno venti etnie diverse. Per Mian, il fiume è un testimone silenzioso della storia russa. Attraversarlo significa anche attraversare la memoria di un popolo che ha conosciuto guerre, rivoluzioni, sacrifici e rinascite. Non a caso, città come Stalingrado, Samara e Kazan occupano un posto centrale nel racconto.

Verità complesse in una narrazione profonda

“Volga Blues” non è solo un reportage. È anche una riflessione critica sul rapporto tra Russia e Occidente. Mian racconta le responsabilità americane, in particolare quelle legate alla politica estera dell’era Clinton, e spiega come queste abbiano contribuito al risveglio del sogno imperiale russo. Attraverso incontri diretti con militari, studenti, pope ortodossi e sciamani, il giornalista ricostruisce il senso di appartenenza collettiva di un popolo capace di sacrificarsi in nome di un ideale superiore, ben rappresentato dal concetto di passionarnost.

Un omaggio al giornalismo coraggioso

In definitiva, “Volga Blues” è un’opera densa, coraggiosa, mai scontata. È un omaggio al giornalismo che va dove le cose accadono, senza paura e senza filtri. Un libro necessario per comprendere non solo la Russia di oggi, ma anche la complessità del nostro tempo.

About Veronica Buccoli

Studio Spettacolo presso l'Università di Cagliari, appassionata di fotografia e cinema, col sogno di diventare un giorno direttrice della fotografia. La musica fa da colonna sonora alla mia vita, alimenta gli scenari che immagino di mettere in scena e accompagna i viaggi che faccio. Da sempre appassionata di danza, per smuovere la sedentarietà data dallo studio e colmare il vuoto lasciato da un viaggio a New York, mi sono avvicinata al lindy hop, nella speranza di ritrovare la magia della musica jazz dal vivo e l'energia dei ballerini che animavano uno speakeasy di Manhattan dove mi sono ritrovata una sera di novembre.

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