Riforma accesso a medicina: addio al test d’ingresso tradizionale

La riforma dell’accesso ai corsi di Medicina cambia radicalmente il sistema di selezione: eliminato il test d’ingresso, introdotto un semestre propedeutico con graduatoria nazionale per un accesso più equo e meritocratico.

Il percorso per accedere ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia in Italia sta per subire una trasformazione significativa. La riforma, promossa dalla Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, prevede l’abolizione del tradizionale test d’ingresso, introducendo un nuovo sistema di selezione basato su un semestre propedeutico e una graduatoria nazionale.

Il nuovo modello di accesso: semestre propedeutico e graduatoria nazionale

La riforma mira a superare le criticità legate al test d’ingresso, spesso considerato iniquo e non rappresentativo delle reali competenze degli studenti. Con il nuovo sistema, gli aspiranti medici potranno iscriversi liberamente al primo semestre dei corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Durante questo periodo, gli studenti affronteranno esami caratterizzanti che contribuiranno alla formazione di una graduatoria nazionale.

Al termine del semestre, la graduatoria determinerà gli studenti ammessi a proseguire nel percorso di studi. Coloro che non rientreranno nei posti disponibili potranno comunque utilizzare i crediti acquisiti per iscriversi ad altri corsi di laurea affini, garantendo così una continuità nel percorso formativo.

Uno degli obiettivi principali della riforma è rendere più equo e meritocratico l’accesso alle professioni sanitarie, spostando l’attenzione dalle performance di un singolo test alle competenze acquisite nel corso dei primi mesi di studio. Inoltre, la Ministra Bernini ha dichiarato l’intenzione di aumentare progressivamente il numero di studenti ammessi, in linea con le esigenze del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), per far fronte alla crescente domanda di medici nel paese.

Iter legislativo e tempistiche di attuazione

La riforma ha già superato alcuni passaggi fondamentali nel suo iter legislativo. Il 27 novembre 2024, il Senato ha approvato il disegno di legge con 87 voti favorevoli, 40 contrari e 18 astensioni. Successivamente, il 18 febbraio 2025, la VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati ha dato il via libera al testo, avvicinando la riforma alla sua definitiva approvazione.

Tuttavia, per l’entrata in vigore nel 2025, potrebbe essere necessario accelerare i tempi. Dopo l’approvazione definitiva, il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) avrà 12 mesi per definire i decreti attuativi necessari a rendere operativa la riforma. Se tutte le procedure saranno completate nei tempi previsti, la nuova modalità di accesso potrebbe essere applicata già a partire dall’anno accademico 2025-2026.

Le reazioni dell’associazione nazionale docenti

La riforma ha suscitato diverse reazioni all’interno della comunità accademica e tra le associazioni di categoria. L’Associazione Nazionale Docenti Universitari (ANDU) ha espresso preoccupazione riguardo al nuovo sistema di selezione, giudicandolo potenzialmente iniquo e gravoso per le strutture e le finanze delle università. Inoltre, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici ha sottolineato come il numero di studenti ammessi previsto per il 2024 sia già superiore rispetto ai medici che andranno in pensione, creando incognite sulla loro occupabilità futura.

Nonostante le critiche, la Ministra Bernini sostiene che la riforma rappresenti un passo importante verso un sistema più giusto e orientato al merito, in grado di garantire una preparazione di qualità attraverso un’offerta formativa d’eccellenza.

La riforma dell’accesso ai corsi di laurea in Medicina rappresenta una svolta significativa nel panorama universitario italiano. L’abolizione del tradizionale test d’ingresso e l’introduzione di un semestre propedeutico mirano a rendere più equo e meritocratico l’accesso alle professioni sanitarie, rispondendo alle esigenze del SSN e alle aspettative degli studenti. Tuttavia, sarà fondamentale monitorare attentamente l’implementazione della riforma e affrontare le criticità sollevate, per garantire un equilibrio tra l’aumento del numero di laureati e la qualità della formazione offerta.

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