
Le Domus de Janas in Sardegna: tra archeologia e mito. Le antiche tombe scavate nella roccia e il loro valore storico.
Le Domus de Janas rappresentano una delle testimonianze archeologiche più affascinanti della Sardegna preistorica. Queste tombe ipogeiche, scavate nella roccia tra la fine del Neolitico e l’inizio dell’Età del Bronzo, hanno una diffusione capillare su tutta l’isola, con una concentrazione più alta nel centro-nord. Se ne contano circa 3.500, un numero che le rende uniche nel panorama delle architetture funerarie del Mediterraneo. La loro importanza storica e culturale è tale da essere state candidate come patrimonio dell’umanità UNESCO.
Struttura e peculiarità architettoniche
Le Domus de Janas variano per dimensione e complessità, da tombe a cella unica fino a strutture più articolate con numerose camere funerarie. Secondo la prof.ssa Giuseppa Tanda, esperta del settore, il loro sviluppo planimetrico è il risultato di continue ristrutturazioni e ampliamenti, adattati alle esigenze delle comunità che le utilizzavano. Le tombe più semplici presentano una anticella, spesso decorata con incisioni simboliche, segno di rituali commemorativi dedicati ai defunti.
Alcune necropoli hanno mostrato segni di utilizzo anche in epoche successive, come quella di Anela-Sos Fughes, dove una tomba venne modificata per integrare una stele di un tomba dei giganti, segno dell’evoluzione delle pratiche funerarie nel corso del tempo.
La simbologia e l’arte delle Domus de Janas
Decorazioni incise e dipinte: un unicum nel Mediterraneo
Un elemento che rende le Domus de Janas uniche rispetto ad altri ipogei funerari mediterranei è la presenza di decorazioni scolpite e pittoriche. Motivi spiraliformi, taurini e simboli antropomorfi decorano le pareti di molte tombe, come quelle di S’Elighe Entosu e Montessu. La prof.ssa Tanda sottolinea come tali simboli siano indicativi di una forte connessione con il mondo spirituale e con credenze legate alla ciclo della vita e della morte.
Le analogie con altre aree del Mediterraneo, come la Corsica e la penisola iberica, dimostrano l’esistenza di scambi culturali e commerciali tra le popolazioni neolitiche. Tuttavia, le incisioni presenti nelle Domus de Janas risultano un tratto distintivo della Sardegna, differenziandosi dalle altre architetture funerarie del periodo.
Il nome e il legame con la mitologia sarda
Le “case delle fate” tra leggenda e tradizione popolare
Il termine Domus de Janas significa “case delle fate” e deriva dalla tradizione popolare sarda che le ha associate a creature mitologiche chiamate Janas. Queste figure ambigue, talvolta benevole, talvolta malvagie, venivano immaginate come esseri sovrannaturali abitanti di queste piccole grotte. Le incisioni ritrovate al loro interno, secondo le leggende, sarebbero state realizzate con le loro unghie affilate come lame di acciaio.
Secondo la prof.ssa Tanda, la nascita di tali credenze è legata sia alle caratteristiche strutturali delle tombe (spesso basse e buie), sia alla loro funzione originaria di luoghi sacri e commemorativi. Queste tradizioni, seppur fantastiche, hanno contribuito a mantenere viva l’attenzione su questi monumenti, facilitandone la conservazione e la valorizzazione culturale.
Le Domus de Janas e il riconoscimento UNESCO
Oggi le Domus de Janas sono al centro di un progetto di valorizzazione che punta al riconoscimento come patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. La candidatura comprende 26 siti archeologici che rappresentano un campione significativo delle diverse tipologie monumentali presenti in Sardegna. Tra questi, spiccano le necropoli di Anghelu Ruju, Montessu e Sant’Andrea Priu.
La candidatura mira a raccontare la vita quotidiana delle antiche popolazioni sarde, analizzandone gli aspetti civili, funerari e religiosi. Se accolta, potrebbe rappresentare un’opportunità unica per accrescere la visibilità internazionale del patrimonio sardo e promuovere ulteriori studi archeologici su questi straordinari monumenti.