La mostra d’arte su Ruben Montini rappresenta un dialogo arte contemporanea e tradizione tessile sarda a Cagliari”Cosa resta di noi, Cosa resterà di me” esplora la memoria culturale attraverso quattro tappeti
Ruben Montini nato a Oristano nel 1986, Montini è noto per la sua capacità di intrecciare l’arte contemporanea con l’artigianato tradizionale sardo. L’esposizione, curata dal direttore del Polo Museale Isre Efisio Carbone, si compone di quattro tappeti che rappresentano un dialogo profondo tra la produzione artistica moderna e le tematiche antropologiche ed etnografiche della Collezione Cocco.
Un dialogo tra passato e presente attraverso l’arte tessile
La mostra invita i visitatori a riflettere sul significato di conservazione, preservazione e memoria culturale. In un’epoca in cui i musei etnografici rivedono le proprie pratiche in una prospettiva post-coloniale, l’opera di Montini esamina le tracce lasciate dalle collettività e l’eredità dei gesti e delle tradizioni che ci legano al passato. L’artista sottolinea come la memoria storica e la tradizione non siano mai statiche, ma si intreccino costantemente con il presente in un processo dinamico e rigenerativo.
I quattro tappeti esposti testimoniano la pratica artistica del recupero rigenerativo della lavorazione tradizionale del tessuto e il concetto di soggettivo-collettivo. Questo concetto è stato ben espresso da Maria Lai, che considerava l’opera d’arte un atto compiuto in solitudine ma rappresentativo di secoli di esperienze collettive.
La collaborazione con la Cooperativa Su Trobasciu di Mogoro
Tre dei tappeti, intitolati “Cosa resta di noi”, sono realizzati in lana attraverso la tipica lavorazione a pibiones, eseguita dalle esperte tessitrici della Cooperativa Su Trobasciu di Mogoro, un centro della Sardegna che conserva questa antica tradizione. Il quarto tappeto, “Cosa resterà di me”, è realizzato in broccato, una tecnica tessile più complessa che rimanda a una tradizione ancora più antica, ma altrettanto rappresentativa dell’artigianato sardo.
La Cooperativa Su Trobasciu, fondata nel 1978 a Mogoro, è composta esclusivamente da donne e continua una tradizione che fino a pochi decenni fa veniva tramandata di madre in figlia. Al telaio, le donne mogoresi producevano i tessuti che componevano il corredo: da quelli utili come il tovagliato e le coperte, a quelli decorativi come gli arazzi. La cooperativa rappresenta un modello unico di artigianato tessile al femminile, intrecciando tradizione e innovazione in un percorso di valorizzazione del patrimonio culturale locale.
Un’esperienza visiva e concettuale sulla permanenza delle tradizioni
“Cosa resta di noi, Cosa resterà di me” non è solo una mostra di manufatti, ma un’esperienza visiva e concettuale che invita lo spettatore a riflettere sulla permanenza e sull’evoluzione delle tradizioni. I tappeti esposti non sono semplici oggetti decorativi, ma portano con sé storie di comunità e di pratiche artistiche che si mescolano al vissuto dell’artista, traducendosi in un linguaggio visivo che pone in dialogo passato e presente, memoria collettiva ed esperienza individuale.
All’interno di uno spazio che custodisce il passato, come la Collezione Luigi Cocco, l’installazione di tappeti e la riflessione sulla memoria spingono a riconsiderare il nostro rapporto con il patrimonio culturale, ponendo la domanda: “Cosa resta di noi?”
Un progetto nell’ambito di “HANGING – SOSPESI”
La mostra fa parte del progetto “HANGING – SOSPESI: Tappeti e arazzi nel pensiero e nelle mani di artigiani, artisti e designer”, che prevede un ciclo di mostre personali di designer e artisti in collaborazione con artigiani e cooperative tessili territoriali. Oltre a Ruben Montini, il progetto coinvolge Nietta Condemi De Felice, Annalisa Cocco e Paulina Herrera Letelier, che esporranno con i loro progetti tessili negli spazi del Museo Etnografico Sardo “Collezione Luigi Cocco” fino a settembre 2025.
Gli allestimenti delle mostre sono curati dall’architetto Giovanni Filindeu con Smart Allestimenti. Per l’inaugurazione, è previsto un momento conviviale curato dalla chef Marina Ravarotto.
La mostra rappresenta un perfetto esempio di come l’arte contemporanea possa dialogare con la tradizione, in un intreccio di memoria, identità e innovazione. Il lavoro di Ruben Montini ribadisce l’impegno nel valorizzare il patrimonio culturale sardo, mettendolo in relazione con nuove prospettive artistiche e critiche. Il Museo Etnografico Regionale “Collezione Luigi Cocco” si conferma così un luogo di riflessione e confronto, capace di accogliere nuove visioni e interrogarsi sul futuro della conservazione e della trasmissione delle tradizioni.