Sardegna

Speculazione energetica in Sardegna: l’indifferenza dei giovani e la lotta per il futuro

La Sardegna si trova di fronte a un futuro incerto, segnato dalla speculazione energetica. Ma i giovani, a quanto pare, rimangono lontani da questa battaglia decisiva per l’ambiente e la loro terra.

Negli ultimi mesi, l’isola di Sardegna è stata al centro di un acceso dibattito riguardante la speculazione energetica, in particolare l’installazione di pale eoliche. Queste grandi strutture, destinate a trasformare il paesaggio sardo, hanno suscitato numerose proteste, culminate durante lo sbarco dei componenti delle turbine nel porto di Oristano. Qui, un presidio di attivisti ha tentato di bloccare il loro arrivo, temendo che tali progetti potessero minacciare l’identità e la bellezza naturale dell’isola. Da quel momento, le manifestazioni si sono diffuse in tutta la Sardegna, coinvolgendo centinaia di persone preoccupate per l’impatto che questo tipo di sfruttamento potrebbe avere sull’ambiente.

Ma, in mezzo a queste mobilitazioni, un dato preoccupante emerge: la voce dei giovani sembra quasi del tutto assente. Nonostante il tema della transizione energetica riguardi direttamente il loro futuro, la partecipazione dei più giovani a queste proteste appare molto limitata. Questa assenza solleva interrogativi sulla mancanza di coinvolgimento, che sembra essere un problema comune a livello globale. Il silenzio della gioventù potrebbe derivare da un senso di disillusione, una percezione che le forme tradizionali di attivismo non siano più efficaci o adeguate ai tempi moderni.

Il divario generazionale nella lotta contro la speculazione energetica

Nel corso delle assemblee pubbliche e degli incontri che ho seguito in queste settimane, la discussione è stata intensa, con esperti, attivisti e cittadini che hanno espresso il loro punto di vista sul pericolo di un’espansione incontrollata dei parchi eolici. Le testimonianze locali sono state forti, con persone che raccontavano il loro timore di vedere il paesaggio trasformato in una distesa di enormi pale, che minacciano non solo l’ambiente, ma anche il cuore della cultura sarda. Tuttavia, le voci dei giovani non sono mai emerse in modo significativo durante questi momenti di confronto.

La generazione più giovane sembra essere più interessata a forme di attivismo digitale, come le campagne online, ma poco coinvolta nelle manifestazioni tradizionali. La maggior parte dei ragazzi, cresciuti nell’era dei social media, sembra preferire modalità di protesta più immediate e visibili, ma purtroppo meno tangibili. La paura che il loro impegno non porti a cambiamenti reali potrebbe essere un altro fattore che frena la loro partecipazione.

Attivismo moderno e inclusività: un appello ai giovani

Alla luce di questa disconnessione, diventa cruciale trovare nuovi modi per coinvolgere le nuove generazioni. Utilizzare linguaggi e strumenti che siano loro familiari potrebbe rappresentare una chiave importante. Le piattaforme digitali e i social media, ad esempio, possono diventare spazi di sensibilizzazione e mobilitazione, creando una nuova forma di attivismo che unisca le battaglie per la tutela ambientale con quelle per l’equità sociale. Proporre eventi culturali e artistici che affrontano i temi della sostenibilità potrebbe essere un altro modo per avvicinare i giovani e farli sentire protagonisti di questa lotta.

La sfida non è solo sensibilizzare i giovani, ma farli sentire parte di un movimento che riguarda da vicino il loro futuro. Un futuro che deve vedere lo sviluppo e la tutela del territorio sardo camminare di pari passo, senza sacrificare l’identità culturale e l’ambiente in nome di una crescita economica che non tiene conto delle conseguenze a lungo termine.



About Francesco Luesu

Musicista, filosofo pensatore e non pensatore.

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