Ogni anno milioni di italiani perdono i sensi

Un fenomeno che coinvolge anche i giovani e solleva interrogativi sulla salute pubblica

Lo svenimento, noto in ambito medico come sincope, rappresentava un problema significativo per la popolazione italiana. Ogni anno, circa 2 milioni di persone vivevano almeno un episodio di perdita di sensi, con una percentuale allarmante di casi tra i giovani. Secondo gli esperti del Gruppo italiano multidisciplinare sincope (Gimsi), il 30% dei pazienti che si recavano in pronto soccorso per questa condizione era composto da giovani, spesso preoccupati che il malore potesse essere il segnale di patologie più gravi, come problemi cardiaci o neurologici.

L’ultimo episodio che aveva catturato l’attenzione pubblica riguardava Filippo Tajani, figlio del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il 31enne si era sentito male durante una partita di calcio ed era stato trasportato d’urgenza con l’elicottero dell’elisoccorso all’ospedale Gemelli di Roma. Fortunatamente, la situazione si era risolta senza complicazioni. Tuttavia, il caso aveva riacceso il dibattito sull’importanza della diagnosi precoce e sulla necessità di centri specializzati in grado di affrontare questa condizione in modo efficace.

L’importanza di centri specializzati per la sincope

Il 12esimo congresso nazionale del Gimsi, tenutosi presso l’Università Cattolica di Milano dal 5 al 6 febbraio, aveva evidenziato come la sincope venisse spesso sottovalutata sia dalla popolazione che dal sistema sanitario. Nonostante il numero elevato di casi, l’assenza di centri certificati nei principali ospedali italiani comportava diagnosi tardive e ricoveri evitabili, con un impatto economico significativo per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

I dati presentati durante il congresso mostravano che circa il 2% degli accessi al pronto soccorso era dovuto a episodi di svenimento. La sincope, oltre a rappresentare un rischio per la sicurezza del paziente, poteva avere conseguenze più gravi in caso di caduta. Gli anziani, in particolare, erano tra i soggetti più vulnerabili, spesso riportando traumi e fratture a seguito di episodi di perdita di coscienza. Per questo motivo, gli specialisti avevano sollecitato la creazione di unità dedicate in ospedali di riferimento, con l’obiettivo di migliorare la gestione clinica e ridurre i costi legati a ricoveri non necessari.

La sincope nei giovani: tra paura e prevenzione

Se tra gli anziani la sincope risultava pericolosa soprattutto per il rischio di lesioni traumatiche, nei giovani il problema era spesso legato alla preoccupazione di patologie cardiache. Il 30% degli accessi ospedalieri per sincope riguardava individui tra i 18 e i 40 anni, un dato che aveva suscitato riflessioni sulla necessità di maggiori controlli e screening preventivi.

Molti giovani, infatti, temevano che il loro svenimento potesse essere il sintomo di una condizione più seria, come aritmie o altre anomalie cardiovascolari. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, gli episodi sincopali erano dovuti a fattori meno gravi, come calo di pressione, stress o disidratazione. Nonostante ciò, la mancanza di percorsi diagnostici strutturati portava spesso a una sovradiagnosi e a un utilizzo inefficace delle risorse sanitarie. Esperti del Gimsi avevano sottolineato l’importanza di un approccio multidisciplinare, coinvolgendo cardiologi, neurologi e medici di emergenza per una valutazione più precisa.

Per approfondire le iniziative legate alla gestione della sincope e conoscere le raccomandazioni degli esperti, è possibile visitare il sito ufficiale del Gimsi e quello dell’Università Cattolica di Milano.

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