Un tesoro archeologico nel cuore di Stampace che racconta fede e memoria nell’ipogeo di Santa Restituta.
Scoprire l’ipogeo di Santa Restituta a Cagliari significa immergersi in un mondo carico di storia, dove la sacralità si intreccia con la memoria di epoche lontane. Questo luogo straordinario, situato nel cuore del quartiere Stampace, è una testimonianza unica del passato della città, che abbraccia secoli di trasformazioni e stratificazioni culturali.
Un luogo di culto e rifugio tra sacro e profano
L’ipogeo di Santa Restituta ha una storia che affonda le radici nel periodo punico e romano, quando le grotte naturali della zona vennero adattate a diversi scopi. Originariamente utilizzate come cave di pietra, vennero successivamente trasformate in luoghi di culto cristiano a partire dal IV secolo d.C. La cripta, dedicata a Santa Restituta, martire africana del III secolo, si presenta come un esempio eloquente di come gli spazi venissero riconvertiti nel corso dei secoli.
Durante il Medioevo, l’ipogeo fu utilizzato come rifugio durante le incursioni saracene, mentre in epoca moderna divenne un punto di riferimento per le celebrazioni religiose e culturali del quartiere. La sua importanza non è solo storica, ma anche artistica, grazie agli elementi architettonici e decorativi che testimoniano l’influenza delle diverse epoche.
L’iscrizione romana di Marco Erennio Fausto
Un dettaglio particolarmente affascinante legato all’ipogeo è la presenza di una lapide funeraria romana, nota come CIL X 7659, che riporta un’iscrizione incisa in capitale romana: “M(arcus) Herennius / Faustus / matri.” Tradotta, significa “Marco Erennio Fausto, alla madre”.
Questa lapide, originariamente parte di una sepoltura romana, venne riutilizzata in epoche successive e oggi si trova presso una casa di via Santa Restituta. Questo esempio di reimpiego dei materiali è emblematico delle pratiche comuni durante il tardo impero e il Medioevo, quando il recupero di elementi lapidei antichi serviva non solo per scopi pratici, ma anche per conferire prestigio agli edifici.
La scelta di dedicare un’epigrafe alla madre riflette un aspetto intimo e personale della cultura romana, in cui il ricordo dei legami familiari aveva un valore profondo. L’iscrizione, seppur semplice, trasmette un senso di devozione e rispetto che attraversa i secoli.