5G: massima esposizione in campagna durante il caricamento dati
Uno studio recente del Progetto Goliat, pubblicato su Environmental Research, ha indagato i livelli di esposizione alle radiazioni 5G prodotte dai telefoni cellulari. La ricerca, condotta in Svizzera, ha analizzato dati provenienti da due città (Zurigo e Basilea) e tre aree rurali (Hergiswil, Willisau e Dagmersellen), con oltre 30.000 punti misurati. Utilizzando uno zaino con un esposimetro e un telefono dotato di sensori, i ricercatori hanno monitorato le emissioni di radiazioni in diversi scenari d’uso.
Secondo lo studio, lo scenario in cui siamo maggiormente esposti alle radiazioni è quello in cui i telefoni caricano grandi quantità di dati, in particolare in zone scarsamente popolate come le campagne. In questo caso, i dispositivi utilizzano più energia per mantenere una connessione stabile, a causa della minore densità di stazioni base 5G. I ricercatori hanno rilevato un’esposizione media di circa 16 mW/m² nelle città e quasi 29 mW/m² nelle aree rurali durante il caricamento massimo dei dati.
Nelle città, l’esposizione generale risulta più elevata rispetto alle zone rurali in condizioni normali, con una media di 0,33 mW/m² a Basilea e 0,48 mW/m² a Zurigo, rispetto agli 0,17 mW/m² delle aree rurali. Tuttavia, durante il caricamento dati, l’esposizione nelle campagne raddoppia rispetto a quella urbana. Questo incremento è attribuito al beamforming, una tecnica che concentra il segnale 5G, aumentando così l’efficienza e, di conseguenza, i livelli di radiazioni.
Adriana Fernandes Veludo, ricercatrice principale, sottolinea che i risultati potrebbero sottostimare l’esposizione reale. “Un telefono tenuto più vicino al corpo può esporre l’utente a livelli fino a 10 volte superiori”. Lo studio evidenzia la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio gli effetti delle radiazioni 5G in diversi contesti.