Conosciuto per la sua potenza e pericolosità, lo squalo tigre suscita curiosità anche nelle acque del Mediterraneo, ma gli avvistamenti sono rari e spesso legati ad altre specie.
Lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier) è una delle specie di squali più temute al mondo, noto per la sua aggressività e per gli attacchi all’uomo, che lo collocano al secondo posto tra gli squali più pericolosi, subito dopo lo squalo leuca.
Questo predatore può raggiungere una lunghezza di 3-4,5 metri e un peso tra 350 e 650 kg. Il nome “squalo tigre” deriva dalle striature scure presenti sul corpo dei giovani esemplari, simili a quelle di una tigre, che tendono a sbiadire con l’età. È diffuso principalmente nelle acque tropicali e temperate calde di oceani come il Pacifico e l’Indiano, frequentando sia le acque costiere che quelle più profonde.
Alimentazione
Lo squalo tigre è un predatore opportunista con una dieta varia che include pesci, tartarughe marine, uccelli, delfini e persino altri squali. La sua bocca ampia e i denti affilati gli permettono di cacciare una vasta gamma di prede, adattandosi alle risorse disponibili nel suo habitat.
Presenza nel Mar Mediterraneo e in Sardegna
Sebbene il Mar Mediterraneo ospiti circa 47 specie di squali, tra cui il grande squalo bianco e la verdesca, la presenza dello squalo tigre in queste acque è estremamente rara. Gli avvistamenti documentati sono sporadici e spesso riguardano altre specie. In Sardegna, ad esempio, sono stati segnalati avvistamenti di squali vicino alla riva, ma si trattava principalmente di verdesche, una specie comune nel Mediterraneo e generalmente non pericolosa per l’uomo.
Conservazione e Rischi
Lo squalo tigre è attualmente classificato come “quasi minacciato” a causa della pesca intensiva, sia per la carne che per le pinne, e della perdita di habitat. La sua pelle è utilizzata per produrre cuoio resistente, aumentando la pressione sulla specie. È fondamentale promuovere pratiche di pesca sostenibili e aumentare la consapevolezza sull’importanza degli squali negli ecosistemi marini per garantire la loro sopravvivenza.