Il rapporto Snpa svela dati allarmanti sul territorio italiano: 20 ettari di suolo persi al giorno, con danni ambientali ed economici ingenti. Le aree verdi si riducono, mentre aumentano i costi legati ai servizi ecosistemici.
Il consumo di suolo in Italia procede a ritmo costante, nonostante una lieve riduzione rispetto all’anno precedente. Secondo il rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa), ogni giorno vengono occupati circa 20 ettari di terreno, pari a 2,3 metri quadrati al secondo. Questo processo, che nel 2023 ha coperto una superficie di 72,5 km², equivale all’estensione degli edifici di città come Torino, Bologna e Firenze messe insieme. Nonostante il ripristino di alcune aree naturali (solo 8 km², spesso ex cantieri), il bilancio rimane negativo e ben al di sopra della media decennale di 68,7 km².
L’indagine approfondisce i dati relativi a tutte le regioni, province e Comuni italiani, rivelando un fenomeno che interessa particolarmente le aree urbane. “Le trasformazioni territoriali sono tra i principali fattori di perdita di biodiversità e di equilibrio ambientale,” si legge nel rapporto. Scopri di più sul sito ufficiale del Snpa.
Le città virtuose e le sfide del verde pubblico
Tra i pochi esempi positivi, il podio dei Comuni “Risparmia Suolo” premia Trieste, Bareggio (Milano) e Massa Fermana (Fermo), dove le trasformazioni territoriali risultano quasi nulle. Tuttavia, il quadro generale appare preoccupante: nuove costruzioni e cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97 ettari) continuano a ridurre drasticamente le aree verdi.
Secondo il nuovo regolamento europeo, dal 2024 si dovrebbe azzerare la perdita netta di superfici naturali, ma meno di un terzo della popolazione urbana ha accesso a un’area verde pubblica di almeno mezzo ettaro entro 300 metri. Questo dato evidenzia la necessità di interventi urgenti per migliorare la qualità della vita nelle città italiane.
Le regioni più colpite: Veneto ed Emilia-Romagna in cima alla classifica
Il rapporto segnala incrementi significativi di superfici artificiali in regioni come il Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815) e Lombardia (+780). La Valle d’Aosta e la Liguria, al contrario, consumano meno suolo, rispettivamente +17 e +28 ettari. Le trasformazioni toccano anche aree a rischio idrogeologico, con oltre 1.100 ettari occupati in zone a pericolosità idraulica media e 530 ettari in quelle soggette a frane.
Tra le città, spicca Roma, che registra un consumo di +71 ettari, in calo rispetto ai +124 dell’anno precedente. La capitale rimane però tra i Comuni più critici insieme a Uta (Cagliari, +106 ettari) e Ravenna (+89 ettari).
I costi economici dell’effetto spugna
Il rapporto evidenzia anche i danni economici derivanti dal consumo di suolo. Tra il 2006 e il 2023, l’Italia ha perso tra 8,22 e 10,06 miliardi di euro all’anno in servizi ecosistemici, come lo stoccaggio del carbonio e la regolazione del regime idrologico. Solo nel 2023, l’effetto spugna – ossia la capacità del terreno di trattenere acqua – ha causato danni stimati in 400 milioni di euro.